‘Ndrangheta Crotonese: coinvolti politici, banchieri, finanzieri

3 arresti e sequestro da 15 mln. Indagato ex presidente Regione

GEN 15, 2020 -

Roma, 15 gen. (askanews) – Operazione della Guardia di Finanza contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta negli enti locali in Calabria, in particolare nel Comune di Cutro (Crotone), dove negli anni il clan capeggiato dal boss dei Grande Aracri (Nicola, alias “mano di gomma”, capo crimine della provincia, attualmente detenuto con il 41 bis nel carcere “Opera” di Milano) ha esercitato la sua influenza gestendo numerosissimi appalti e traendone un cospicuo giovamento economico.

Con un’operazione chiamata “Thomas” – che ha fatto emergere anche l’appartenenza e le relazioni massoniche di alcuni fra gli indagati – la Guardia di Finanza di Crotone, con il supporto del Nucleo speciale di Polizia valutaria, su disposizione della Dda di Catanzaro ha eseguito 3 arresti e sequestrato beni per oltre 15 milioni di euro. In manette sono finiti Alfonso Sestito, medico cardiologo del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma (nell’Unità operativa Diagnostica cardiologica non invasiva) e con studi medici a Roma, Reggio Emilia e Cutro; Ottavio Rizzuto, attuale presidente del CdA della “Banca Credito Cooperativo del Crotonese” e già dirigente Area Tecnica del Comune di Cutro dal 2007 al 2015; e Rosario Le Rose, un imprenditore del posto. Indagati anche Nicola Grande Aracri, 4 finanzieri, l’ex vice presidente del Pd della Regione Calabria Nicola Adamo ed un ex consigliere regionale: sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, reati tutti aggravati dalle modalità mafiose.

Figura centrale dell’organizzazione era rappresentata da Rizzuto: i finanzieri hanno eseguito una serie di perquisizioni nella sede legale della banca a Crotone e presso le filiali di Cutro e di Isola di Capo Rizzuto. Secondo gli inquirenti, il dirigente ha effettuato agevolazioni e favoritismi a vantaggio delle cosche di ‘ndrangheta locali, in ragione delle funzioni ricoperte nel tempo, in particolare nei confronti di Le Rose il quale, attraverso la sua azienda “Idro Impianti” era riuscito ad accaparrarsi tutte le commesse del Comune di Cutro dal 2007 al 2015, operando in sostanziale regime di monopolio.

Il cardiologo Sestito era invece terminale economico della cosca: ha effettuato investimenti imprenditoriali in esecuzione di un programma associativo deliberato dal boss Nicolino Grande Aracri per assicurare il controllo della ‘ndrangheta sui villaggi turistici della zona attraverso la diretta gestione di servizi condominiali essenziali per le strutture turistiche o assumendone la formale titolarità. Per raggiungere tali scopi sono state costituite ad hoc e utilizzate dall’associazione criminale due società (“Camelia” e “Domus re consulting”) entrambe rappresentate da Giancarla Sestito, moglie del cardiologo. Le aziende sono state sequestrate insieme alla “Idro Impianti” quali aziende mafiose.

Nell’inchiesta sono coinvolti anche 4 finanzieri, in servizio e in congedo, che, attraverso l’abusiva consultazione delle banche dati del Corpo, hanno ottenuto informazioni riservate ocoperte dal segreto istruttorio in favore di terzi soggetti, provvedendo ad informarli su attività di polizia giudiziaria o economico finanziaria in itinere e compiendo gravi omissioni, non denunciando reati in corso di attuazione o fatti suscettibili di approfondimenti investigativi.

Nel corso delle indagini sono stati acquisiti elementi relativi a un traffico di influenze illecite. Asse di congiunzione fra i diversi ambienti della società calabrese era proprio il presidente della banca BCC del Crotonese Rizzuto.

Informazioni di garanzia sono state notificate a Nicola Adamo (ex vice presidente del Pd della Regione Calabria, 2005-2009) e Giuseppe Tursi Prato (ex consigliere socialdemocratico della Regione Calabria della V Legislatura regionale, già condannato nel 2004 per vari reati fra cui quello di associazione mafiosa, e coinvolto come “supertestimone” anche nell’inchiesta Why Not) per il reato di traffico di influenze illecite.

Parallelamente alle indagini di polizia giudiziaria, i finanzieri hanno svolto accertamenti patrimoniali ed indagini finanziarie che hanno permesso di certificare le sperequazioni tra i redditi dichiarati ed i patrimoni effettivamente posseduti: le Fiamme Gialle hanno così sequestrato 4 attività economiche e relativi compendi aziendali, 83 beni immobili, 16 autovetture, depositi bancari e polizze assicurative per un valore di oltre 15 milioni di euro.