Dermatologia etnica, è a Napoli l’ambulatorio modello

La struttura, diretta dalla professoressa Fabbrocini, compie un anno

DIC 20, 2019 -

Roma, 20 dic. (askanews) – Sono in tanti ad arrivare qui. Qualcuno sin da subito, al termine di un durissimo viaggio su un barcone, qualcun altro più tardi, dopo essersi reso conto che oltre alle difficoltà quotidiane c’è anche qualcosa che non va a livello di salute. L’ambulatorio di Dermatologia e venereologia etnica dell’Azienda ospedaliera universitaria ‘Federico II’ di Napoli, che compie in questi giorni un anno di attività, è unico nel suo genere in Italia e punta a offrire la migliore assistenza sanitaria possibile agli stranieri regolarmente e non regolarmente soggiornanti sul territorio italiano.

A dirigere la struttura è la professoressa Gabriella Fabbrocini, responsabile dell’Unità operativa complessa di Dermatologia clinica, che sa bene come l’incremento della popolazione straniera in Italia ponga nuove sfide sul piano medico. “Da una parte – spiega – ci sono modalità specifiche in cui le malattie colpiscono queste popolazioni. Dall’altra ci sono patologie importate dai loro paesi di provenienza, che erano precedentemente scomparse dal territorio italiano e che ora si stanno riaffacciando prepotenti sullo scenario nazionale. Ulteriori difficoltà risiedono nelle ovvie barriere linguistico-culturali che si interpongono tra il medico e il paziente”.

Eppure, in appena un anno, l’ambulatorio di Dermatologia e venereologia etnica ha registrato oltre 500 accessi e ha dimostrato di poter fare la differenza. C’è, ad esempio, il caso di un paziente arrivato con delle lesioni a una spalla, al collo e al volto: aveva cercato di medicarsi da solo, con delle foglie, ma senza nessun risultato. Il dolore era forte, e non accennava ad andarsene, così ha deciso di rivolgersi all’ambulatorio. Ed è proprio qui che gli è stata diagnosticata una forma molto virulenta di herpes zoster, e gli è stato somministrato un antivirale che ha fatto migliorare la situazione nel giro di pochi giorni.

Un altro paziente era arrivato con lesioni pruriginose con cui conviveva da dieci anni: erano state trattate in passato come micosi, ma inutilmente. Si trattava in realtà di una forma di dermatite atopica dell’adulto, e ora il paziente è in attesa di iniziare la terapia biologica.

E poi ci sono quelle malattie endemiche nei paesi di provenienza, che sono quasi assenti in Italia e che quindi sono difficili da diagnosticare perché spesso, alle nostre latitudini, semplicemente non ci si pensa. È il caso di un paziente che si era presentato all’ambulatorio per una reazione ad alcuni farmaci: durante la visita, l’attenzione dello staff medico si è focalizzata su una chiazza chiara sul dorso, apparentemente banale, ma che può porsi come l’unica manifestazione iniziale della lebbra. Una biopsia ha così permesso di individuare tempestivamente come ci fosse stato un contatto con il batterio, nel paese di origine. Fortunatamente il sistema immunitario del paziente aveva limitato l’infezione, ma grazie alla diagnosi tempestiva è stato possibile avviare una serie di controlli periodici per evitare una riattivazione della malattia.

“È importante però non pensare a priori che il paziente straniero sia una persona infettiva – precisa Fabbrocini -. Gli immigrati portatori di malattie infettive sono una minoranza: l’incidenza è pari a quella della popolazione nazionale. Peraltro risultano loro stessi esposti a patologie che il loro sistema non conosce e che invece sono endemiche in Italia”. Diverse sono le problematiche osservate in questi mesi: “Abbiamo diagnosticato – prosegue la specialista – anche malattie genetiche della cute, e da circa 4 mesi seguiamo un caso di ‘Scleredema di Buschke’, una rara malattia del tessuto connettivo in cui vi è un progressivo indurimento della cute a livello di nuca, dorso, addome e viso, che in assenza di trattamento può addirittura arrivare a limitare i movimenti corporei. In ogni caso, è fondamentale riconoscere le specifiche patologie e intervenire tempestivamente, per offrire al paziente la migliore assistenza possibile e anche per ridurre i rischi di trasmissibilità delle malattie”.

In contemporanea poi con l’attività dell’ambulatorio, sta per nascere un portale che consentirà di mettere a disposizione dei medici iscritti la professionalità e l’esperienza del team di medici coinvolti nella struttura sanitaria napoletana. Un obiettivo che la prof.ssa Fabbrocini porta avanti con una serie di conferenze e di incontri. Appuntamenti che si rinnoveranno anche nel 2020: il primo incontro, dal titolo “Le malattie dermatologiche del viaggiatore, dei migranti e delle popolazioni mobili”, è in programma per il prossimo 25 gennaio.