Toscana, flash mob infermieri all’ospedale di Montevarchi

"Direttore Generale parli con lavoratori e cittadini"

DIC 10, 2019 -

Firenze, 10 dic. (askanews) – “Invitiamo il Direttore Generale Antonio D’Urso a parlare senza filtri con lavoratori e cittadini: non è con le giornalate dell’ultimo momento che si aggiustano le cose”. Con queste parole Claudio Cullurà, responsabile territoriale del sindacato autonomo degli infermieri Nursind, invita il Dg dell’Asl Toscana Sud Est a scendere in strada di fronte all’Ospedale Santa Maria alla Gruccia di Montevarchi, in occasione del flashmob organizzato per domani, mercoledì 11 dicembre dalle ore 10 alle 13.

Al centro della protesta ancora una volta la carenza di personale, già messa in evidenza più volte dal sindacato degli infermieri. “Sostituire i pensionamenti e garantire i servizi minimi – sottolinea Cullurà – sono un atto dovuto per un’azienda che si occupa di servizi sanitari. Altra cosa, invece, è fornire servizi di qualità, obiettivo che si persegue investendo sulla risorsa principale: gli operatori”.

“E’ stato dimostrato che il rischio di decesso per i pazienti aumenta del 2% per ogni turno in cui il personale è al di sotto del monte ore programmato e del 4% per ogni turno con elevato turn over – dichiara il segretario territoriale Nursind – e il rapporto tra infermieri e pazienti è ben al di sopra della media ideale di 1 a 6. In alcune aree dell’Asl Toscana Sud Est si arriva a un infermiere per 20 pazienti”.

“Eppure le dotazioni organiche sono vecchie di decenni – aggiunge Cullurà – e parlarne sembra un tabù. Con questo flashmob vogliamo coinvolgere la popolazione e fare informazione. Invitiamo anche il Direttore Generale a parlare direttamente con lavoratori e cittadini senza nascondersi dietro l’ultima infornata di interinali e infermieri assunti a tempo determinato che sono sufficienti unicamente a coprire i pensionamenti”.

“E’ ora di sedersi attorno a un tavolo per mettere in chiaro qual è il reale fabbisogno dei presidi ospedalieri del territorio. Perché oltre al rischio clinico – conclude Cullurà – questa situazione accresce l’esaurimento emotivo di infermieri e operatori socio sanitari, bruciando le risorse già impegnate nell’assistenza”.