Tosca trionfa alla Prima della Scala. Ovazione per Mattarella

Sedici minuti di applausi per direttore, regista e cantanti

DIC 7, 2019 -

Milano, 7 dic. (askanews) – E’ stata, come previsto, un successo la Prima di Tosca che questa sera ha inaugurato la nuova stagione operistica del Teatro alla Scala di Milano.

A sipario calato, con Tosca precipitata e “volata” in cielo, il dramma storico di Giacomo Puccini si è guadagnato sedici minuti di scroscianti applausi che hanno unito platea e loggione davanti al presidente Sergio Mattarella. Probabilmente più di quanti ne prese la Prima assoluta al Teatro Costanzi di Roma, il 14 gennaio 1900 davanti alla Regina Margherita di Savoia, di cui il direttore musicale del Piermarini, Riccardo Chailly, questa sera ha proposto la versione originale da allora mai più ascoltata. Ma più che quegli otto passaggi inediti (il più evidente dei quali per lo spettatore è nella ripresa del tema di “E lucevan le stelle” che allunga la drammatica scena finale di quasi un minuto) sono il lavoro del direttore milanese sui “metronomi coraggiosi” emersi nell’edizione critica di Roger Parker e la visione e il taglio cinematografici del regista Davide Livermore, sulla falsa riga di ciò che immaginò già Puccini. Carrellate, primi piani, controcampi, ideali cambi di fuoco creano spazi, profondità e movimento (con quinte che si spostano, scendono e salgono, appaiono e scompaiono, e più piani contemporanei), danno nuova vita ad un’ambientazione, quella della Roma dei Papi del giugno 1800 nello sconvolgimento della caduta dell'”ancient regime”, classica ma anche fantastica (l’ala/quinta per Castel San Angelo), ed esaltano il lavoro dell’intera macchina scenica. E pensare che Giulio Ricordi, a suo tempo, aveva voluto uno spettacolo che potesse essere facilmente allestito in teatri di tutte le dimensioni e latitudini.

Anna Netrebko, Francesco Meli (Cavaradossi), Luca Salsi (Scarpia) e tutte le altre voci, dimostrano una volta di più di meritare (non solo per loro notorie le doti vocali ma anche per la loro capacità recitativa e comunicativa) di essere i protagonisti (insieme naturalmente con l’orchestra) di un kolossal in grado di conquistare anche il pubblico televisivo, fattore difficilmente eludibile per uno spettacolo che viene trasmesso in diretta da Rai1, e per altro nelle sue corde, dato che Tosca fu confezionato dall’editore come prodotto di successo. E’ quel che accadde, tutto sommato, già per l’Attila di Giuseppe Verdi che aprì la stagione scorsa della Scala (più o meno con la stessa “squadra”) ma il “soggetto” di Victorien Sardou ha tutt’altro appeal soprattutto se ne viene enfatizzata la melodrammaticità ma anche le sfaccettature, i colori, dei suoi, appunto, notevolissimi interpreti. Se Tosca piace è perché viene percepita come dramma senza tempo sulle ricchezze e le miserie umane, e se questa Tosca convince è perché prova a sfuggire agli stereotipi, non solo interpretativi, accumulati dalla routine in 119 lunghi anni da una tra le opere più note, amate e rappresentate nel mondo. Se il tentativo di ringiovanire il lavoro forse più riuscito di Puccini funziona, è perché (come hanno sottolineato per primi Chailly e Livermore) la partitura lo permette: “è già tutto nella forza della sua musica”. Cioé nella capacità della scrittura musicale di “restituire” la trama, nella sua precisione nel tracciare i contorni, definire i personaggi, descrivere la violenza e la sopraffazione maschile, la meschinità e la ferocia del potere, l’opportunismo servile e “il tanfo di sagrestia” (parole di Puccini), la gelosia e la vendetta cui fanno da contraltare il desiderio di libertà e riscatto fino all’estremo sacrificio. Temi assolutamente politici che “al tempo di Tosca erano evidenti a tutti”, scrive Gerardo Tocchini nel programma di sala, sottolineando che “Tosca rimane il grandioso affresco, ideologicamente orientato, di un regime clericale oppressivo e sanguinario; di un regime di polizia che non esita a farsi scudo di Dio per tenere in piedi col terrore un potere temporale fuori dal tempo e in procinto di crollare”.

(segue)