Olio, Granieri (Unaprol): stagione in corso di eccelsa qualità

Quantità risicata, migliora situazione in Puglia. Si punti su olio italiano

OTT 31, 2019 -

Roma, 31 ott. (askanews) – “Quest’anno l’olio italiano sarà di eccellentissima qualità ma di certo, con 315mila tonnellate come stima generale, non sarà l’annata più florida che l’italia abbia mai conosciuto”. Il presidente di Unaprol, David Granieri, intervistato da Askanews fa il punto sulla stagione olearia 2019. La raccolta è già quasi completata in alcune regioni, come la Sicilia, ed è in corso in altre Anche quest’anno, spiega Granieri, la Sicilia “è protagonista del nostro scenario ulivicolo come la regione che produce l’olio novello italiano. Non ha purtroppo una grandissima stagione in termini quantitativi, ma entra sul mercato con una grandissima qualità”.

Un sospiro di sollievo per la Puglia, dove la stagione si prospetta “molto positiva rispetto al disastroso anno passato”. In Puglia la stagione “sta per partire e non si deve dimenticare che, da sola, la Puglia produce il 50% dell’olio italiano”. La raccolta si prospetta “non abbondantissima, ma buona, nonostante il deficit di acqua e il caldo che non aiuta, tant’è che in Puglia ancora stanno irrigando”. Sarà invece solo una “mezza stagione per il Centro Italia, Lazio, Abruzzo e Marche, difficoltà hanno anche in Toscana che – spiega Granieri – ha una bassa mezza stagione in termini quantitativi. Chi sta facendo prodotto, però – sottolinea il presidente di Unaprol – lo sta facendo di eccelsa qualità e questo per noi è più importante della quantità. L’olio deve essere un mezzo per costituire valore peri territori”.

Anche quest’anno, quindi, l’Italia sarà non sarà in grado di sopperire con risorse proprie a tutta la domanda interna di olio extravergine di oliva, una situazione che si ripete da anni. “La quantità in Italia manca – ricorda Granieri – siamo deficitari e lo saremo per i prossimi anni, finché non partirà la nuova Ocm che sarà un piano strategico per il settore”. Ovviamente, ancora oggi sotto la lente d’ingrandimento c’è il caso Salento, gravemente danneggiato dalla Xylella. Granieri è però ottimista: “nel momento in cui saranno sdoganate le ultime perplessità su come ripiantare, il Salento sarà assolutamente un’area candidata a essere area di olio extravergine di ottima qualità. Da qui a 5 anni avremo un altro scenario, con una Puglia più unita che farà qualità sia al Sud sia al Nord. Una Puglia che farà produzione di alto livelllo con varietà nazionali, in intensivo e super intensivo. Le aziende sono già pronte, ma purtroppo c’è inefficienza amministrativa. Il presidente di Unaprol non vede negativamente neanche l’ipotesi che il Salento si avvii a una mirata diversificazione di colture, tra uliveto e vigna: “è vero che qualche azienda vorrebbe diversificare – constata – ma è legittimo e la diversificazione aiuta il mercato. Poi la storia del Salento è anche vite, non solo olio”. L’attesa è tutta per il ‘piano Salento’, che prevede un investimento 2020-2021 di 300 milioni di euro “che saranno in parte destinati al ristoro per le aziende e in parte al miglioramento fondiario. Si stanno affacciando al mercato altre varietà resistenti, non solo Favolosa e Leccino ma nuovi innesti italiani che saranno disponibili per potere riprogrammare il Salento e la sua olivicoltura”.

Quanto ai dazi Usa, per il comparto della ulivicoltura italiana – a differenza del lattiero caseario ad esempio – questa sembra essere “una favolosa opportunità per l’olio italiano, vedremo il mercato. Chiaramente – spiega il presidente di Unaprol – essere un prodotto non a dazio 25% renderebbe sulla carta competitivo l’olio italiano anche rispetto all’olio spagnolo”, che negli ultimi anni ha conquistato negli Stati Uniti notevoli quote di mercato. “Faremo il possibile – aggiunge – perché questo si possa tradurre in reddito per l’Italia. Vogliamo capire se la cosa riguarda solo olio di origine italiana o anche l’olio imbottigliato in Italia, questo non è ancora chiaro. Se fosse così sarebbe comunque una grande opportunità perchè il sistema italiano se non altro sarà in grado di competere, ma ci sembrerebbe onestamente più interessante se fosse legato alla produzione. Di certo, i colleghi spagnoli sono molto nervosi: per loro l’olio di oliva è produzione dominante e strategica, cosa che dovrebbe essere anche in Italia”.

Proprio per favorire in Italia la corretta percezione del valore dell’olio extravergine di oliva certificato, Unaprol e France Olive hanno lanciato il progetto Ecceolio, finanziato dall’Unione Europea, che punta a sensibilizzare il mercato e il consumatore sulle qualità uniche dell’olio extravergine d’oliva europeo certificato DOP, IGP e BIO. Il programma è operativo fino a dicembre 2021 e copre tre diversi paesi target: Italia, Francia e Germania. E, per incrementare la consapevolezza dei consumatori, Unaprol in collaborazione con Coldiretti, sta lavorando a una scuola dove si formino i consumatori rendendoli consapevoli, protagonisti della costruzione di una cultura dell’olio extravergine di oliva. E che il consumatore sia interessato a saperne di più lo dimostra un progetto di formazione itinerante (già svoltosi a Bologna e a Roma) promosso da Unaprol, che mira a realizzare corsi veloci per i consumatori: “il dato dice che c’è attenzione, interesse e partecipazione – conclude Granieri – A Roma in tre giorni abbiamo formato oltre mille consumatori. Riuscire a riconoscere un olio rende il consumatore libero”. APA