‘Ndrangheta, uccisero in pieno centro davanti a figlio vittima. Presi

L'arresto coordinato dalla Dda di Catanzaro

OTT 18, 2019 -

Roma, 18 ott. (askanews) – Avevano ucciso in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona con cinque colpi di pistola calibro 7,65 davanti agli occhi del figlio della vittima, miracolosamente scampato all’agguato. I Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dai Sostituti Procuratori, Andrea Mancuso della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo, hanno risolto un altro omicidio assicurando alla giustizia colui che sparò e uccise Carmelo Polito. Un delitto immortalato dalle telecamere di videosorveglianza installate in una vicina officina meccanica. Ed è da qui che i militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo sono partiti per ricostruire l’agguato compiuto da due soggetti travisati da passamontagna che avevano colpito la vittima alle spalle mentre stava passeggiando con il figlio di soli 6 anni su corso Italia. Secondo l’accusa a sparare è stato F. P., 32 anni di San Gregorio d’Ippona, già detenuto perché coinvolto in un altro efferato omicidio, quello di Giuseppe Prostamo. Ad incastrarlo è stata in particolare un’intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma nell’auto intestata a quello che è ritenuto esponente di spicco dell’articolazione di ‘ndrangheta di San Gregorio. F. P. era infatti l’autista del boss e l’effettivo utilizzatore dell’auto e qualche mese dopo l’omicidio di Polito, conversando in auto con un giovane del posto si faceva sfuggire una frase emblematica per le indagini: “Ma hai saputo che mi hanno inculato no?… perché ho ammazzato questo figlio di puttana”. All’affermazione, il suo interlocutore chiedeva: “Chi Polito ?” e lui rispondeva: “Era pazzo! E così via… per te, per me e per gli altri”. Un’altra conversazione ritenuta fondamentale dagli inquirenti per la ricostruzione del caso è avvenuta in carcere a Vibo dove l’uomo si trovava ristretto in seguito all’arresto in flagranza dell’omicidio di Giuseppe Prostamo per il quale è stato condannato in via definitiva. In quell’occasione indicava al cugino il luogo in cui aveva nascosto il passamontagna “vedi sotto quell’eternit appena scendi? Là sotto c’è un passamontagna”. L’attività di riscontro dei Carabinieri ha permesso di recuperarlo proprio in quel luogo: all’ingresso della stradina d’accesso della proprietà del nonno.

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