Il sinodo sull’Amazzonia e il “sano decentramento” nella Chiesa

I cambiamenti dopo la battaglia del doppio sinodo sull'Amazzonia

OTT 4, 2019 -

Città del Vaticano, 4 ott. (askanews) – Quando celebrò i 50 anni dell’istituzione del Sinodo, nel 2015, Papa Francesco sottolineò l’importanza di una “sana decentralizzazione” per la Chiesa cattolica mondiale, concetto in linea con la sua idea di una Chiesa che anziché “sferica” dovrebbe essere “poliedrica”, in una unità che ricomprende le differenze senza omologarle. Un programma “centrifugo” di Governo che sembra applicarsi a pennello al Sinodo sull’Amazzonia che si apre domenica.

“La concezione della sinodalità ecclesiale dell’ottantaduenne papa ha indubbiamente i suoi limiti e le sue ambivalenze”, ha scritto su La Croix International lo storico del cristianesimo Massimo Faggioli. “Una di esse è il suo concentrarsi essenzialmente sul Sinodo dei vescovi, che tecnicamente è uno strumento del primato papale e solo in modo limitato della collegialità episcopale, molto meno della sinodalità ecclesiale. Alcuni hanno suggerito che Francesco dovrebbe utilizzare meglio il Collegio cardinalizio e consultarsi con esso più spesso. Ma in ogni caso, sta chiaramente dando alla Chiesa cattolica spazio e tempo per sperimentare e cominciare a vivere con la sinodalità, proprio come Pio Xi fece riguardo alle conferenze episcopali e Giovanni XXIII con la collegialità episcopale”.

Tanto più che con la costituzione apostolica Episcopalis communio del 2018, poi, Papa Francesco ha riformato il funzionamento del Sinodo. Tra le novità, si stabilisce che “qualora il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà deliberativa, a norma del can. 343 del Codice di diritto canonico, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro una volta da lui ratificato e promulgato” (articolo 18). E’ una novità significativa, che finalmente potenzia l’istituto del Sinodo, rimasto sin dalla sua creazione, dopo il Concilio vaticano II, privo di potestà deliberativa, e dunque simile ad un convegno consultivo. Senza però ignorare che la potestà può essere, o meno, concessa dal Romano Pontefice. E’ l’ineliminabile tensione tra democrazia e monarchia presente nella Chiesa cattolica.

Sotto Papa Francesco, peraltro, le assemblee sinodali sono state tutte procedute da consultazioni, realizzate in vario modo, del “popolo di Dio”: tramite questionati, pubblicati online o filtrati dalle diverse conferenze episcopali nazionali, i padri sinodali hanno raccolte opinioni, desiderata e anche critiche di fedeli, sacerdoti, religiosi prima di venire a Roma per deliberare.

E il prossimo sinodo per l’Amazzonia avrà anche un evento parallelo che si svolgerà in vari luoghi di Roma nel corso delle tre settimane. L’iniziativa, che vedrà coinvolti enti, istituzioni, associazioni, congregazioni religiose, va sotto il nome di “Amazzonia: Casa Comune” ed ha organizzato ben 130 appuntamenti. L’iniziativa si intreccerà con l’assemblea sinodale e vedrà la partecipazione di padri sinodali, laici, rappresentanti delle popolazioni amazzoniche: più di 50 i leader indigeni chiamati a guidare e ad animare momenti di spiritualità, dibattiti e tavole rotonde, a presentare le difficoltà del territorio e a raccontare la propria visione dell’ambiente e del futuro. Il sito web ufficiale è online – www.amazonia-casa-comun.org – e presenta gli appuntamenti. Il 5 ottobre una veglia di preghiera nella Chiesa di Santa Maria in Transpontina inaugurerà ufficialmente le attività di “Amazzonia: Casa comune”, che sono state organizzate in modo da poter essere seguite anche dai padri sinodali. La Chiesa in via della Conciliazione sarà il luogo dove si terranno la maggior parte degli incontri e dove sarà simbolicamente piantata la “Tenda dell’Amazzonia”, ispirata alla “Tienda de los martires”. Il 12 ottobre, convenzionalmente la data della “scoperta dell’America”, in Transpontina sarà celebrata una Messa “Terra senza mali” di “perdono e riconciliazione” per le vittime dei popoli indigeni. Il 19 ottobre, un pellegrinaggio attraverso Roma, da Monte Mario e piazza San Pietro, con vescovi e leader indigeni.

Resta invece senza risposta la questione della partecipazione delle donne al Sinodo. Non è un tema nuovo. Già durante l’ultimo sinodo sui giovani (ottobre dell’anno scorso) i religiosi maschi sottolinearono che il voto concesso ad alcuni di loro sarebbe dovuto essere esteso anche ad alcune religiose. Le donne ammesse al sinodo sull’Amazzonia, invece, sono solo uditrici. Il sinodo, spiegano in Vaticano, è “Sinodo dei vescovi”, e dunque non ci può essere un voto femminile. Una prospettiva contestata da Voices of Faith, un network nato qualche anno fa per promuovere l’uguaglianza delle donne nella Chiesa, che ora ha lanciato lo slogan #votesforcatholicwomen. “Il silenzio la dice lunga: è il suono dell’ingiustizia, dell’indifferenza, dell’ineguaglianza”, hanno affermato nel corso di alcuni incontri tenuti in questi giorni a Roma. “Le decisioni che riguardano tutti noi non possono essere espresse dalla metà di noi”.

Le cose, però, sotto Papa Francesco evolvono. Durante il doppio sinodo sulla famiglia (2014-2015) alcune proposte iniziali (ad esempio, l’accompagnamento delle persone omosessuali) non raggiunsero il quorum dei due terzi, mentre altre (in particolare, la comunione ai divorziati risposati), è passata per il rotto della cuffia e con una formulazione piuttosto ambigua. A conclusione del secondo Sinodo sulla famiglia, Jorge Mario Bergoglio ebbe a dire: “Abbiamo visto anche che quanto sembra normale per un vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno scandalo – quasi! – per il vescovo di un altro continente; ciò che viene considerato violazione di un diritto in una società, può essere precetto ovvio e intangibile in un’altra; ciò che per alcuni è libertà di coscienza, per altri può essere solo confusione. In realtà, le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale – come ho detto, le questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa – ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato”. Può darsi che dopo quella esperienza, il Papa abbia deciso di affrontare alcune questioni specifiche con un sinodo più circoscritto geograficamente e più omogeneo nella sua composizione: un Sinodo per l’Amazzonia.