L’Osservatore Romano rilancia: è ora di legge sullo ius culturae

La cittadinanza dopo aver superato un ciclo scolastico

SET 28, 2019 -

Città del Vaticano, 28 set. (askanews) – Solo ieri è stato il cardinale Gualtiero Bassetti a rilanciare, in tempi di coalizione giallo-rossa, l’idea di una legge sullo “ius culturae”, ed oggi dalle colonne dell’Osservatore Romano arriva l’endorsement per una normativa che “che condiziona la richiesta di cittadinanza all’aver superato con successo almeno un ciclo scolastico”.

“La legge sul cosiddetto ‘Ius soli’ – scrive in prima pagina Alessandro Rosina sul quotidiano della Santa Sede – è naufragata nella precedente legislatura, prima del voto del 4 marzo 2018, non solo perché osteggiata dai partiti di destra, ma anche per i timori nel centrosinistra di perdere consenso con l’approssimarsi delle elezioni. Se l’idea di concedere la cittadinanza a chi è nato in Italia ed è già residente da anni, all’interno di un processo di integrazione della famiglia, è considerata largamente condivisa, più controversa è invece l’applicazione dell’automatismo a chiunque e in qualsiasi modo arrivi sulla penisola. Più consenso – prosegue l’Osservatore Romano – potrebbe allora trovare lo ‘Ius culturae’, che condiziona la richiesta di cittadinanza all’aver superato con successo almeno un ciclo scolastico. Ha alla base un principio che trova forte consenso nelle nuove generazioni, ovvero che ciò che si riconosce a un giovane deve dipendere dal suo percorso e dal suo impegno, non tanto dalle caratteristiche dei genitori e dalla loro provenienza. L’atteggiamento dei giovani è stato sondato all’interno di una indagine promossa dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo e condotta da Ipsos ad aprile 2019 su un campione rappresentativo di duemila giovani tra i 20 e i 34 anni. I risultati oggi disponibili ci dicono che oltre due intervistati su tre sarebbero “molto” o “abbastanza” d’accordo con l’introduzione dello “Ius culturae”. Poco meno di uno su quattro è poco concorde, mentre chi ha un atteggiamento di completa chiusura è meno del 10 percento”.

“Ci sono quindi le condizioni favorevoli, sia politiche che di opinione pubblica, per ripartire da questa proposta”, conclude Rosina sul giornale diretto da Andrea Monda, “che potrebbe essere ancor meglio accolta e dar frutti positivi se attivata in concomitanza con un rilancio dell’insegnamento nelle scuole dell’educazione alla cittadinanza. Scoprire e coltivare assieme il senso e il valore di una comune appartenenza, tra coetanei di diversa provenienza, aiuta a formare italiani consapevoli e a farli sentire parte attiva del miglioramento del paese in cui vivono”.