Droga e vip, Cioffredi: grazie a Dda e Questura per operazione

SET 17, 2019 -

Roma, 17 set. (askanews) – “Voglio ringraziare la Squadra Mobile della Questura di Roma e la Direzione Distrettuale Antimafia per l’operazione ‘Lucifero 2017’ che stamattina ha colpito un sodalizio criminale protagonista del rifornimento di grandi quantitativi di droga alle piazze di spaccio della Capitale”. Così afferma in una nota Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio.

“A Roma per fortuna siamo in presenza di efficaci e straordinarie eccellenze investigative, dalla Procura alle Forze di Polizia, che in questi anni hanno condotto un’attività robusta contro le organizzazioni criminali dediti al traffico di stupefacenti, attività che va sostenuta con forza. La Capitale è diventata una centrale del narcotraffico di rilevanza mondiale, sia da un punto di vista operativo con riunioni tra narcotrafficanti e cartelli sudamericani sia dal punto di vista economico per quanto riguarda l’investimento in riciclaggio dei proventi del traffico di droga”.

Secondo Cioffredi “Roma è ormai base attiva del crimine organizzato: ci sono gruppi criminali autoctoni che hanno acquisito tutte le caratteristiche delle organizzazioni mafiose del Sud, le ripropongono su Roma adattandole a quell’ambiente e intrattengono con i calabresi e i napoletani rapporti d’affari alla pari. Ai boss calabresi e napoletani è rimasto il ruolo di broker del narcotraffico, mentre la parte di distribuzione è in mano a organizzazioni romane. E’ in questo contesto di gestione delle piazze di spaccio che sta avvenendo il contagio del metodo mafioso da parte dei clan autoctoni”.

Insomma “nella nostra città ci sono oltre cento piazze di spaccio operative 24 ore su 24 ognuna delle quali ha un fatturato quotidiano che va dai 5000 ai 15.000 euro. Piazze che stanno mutando la trama delle relazioni di intere periferie di Roma generando effetti devastanti dal punto di vista della convivenza civile. Una vera e propria emergenza sociale ed educativa che non può essere delegata solo alle Forze di Polizia. Una situazione che non può più essere sottovalutata e sottaciuta dalle Istituzioni. Serve un Piano nazionale di intervento sulle periferie romane che accompagni l’azione degli investigatori con interventi sociali e culturali altrimenti interi territori della Capitale saranno nelle mani dei clan mafiosi”.