Delitto Di Pietrantonio, ergastolo per Vincenzo Paduano

Dai giudici della corte d'assise d'appello di Roma

SET 11, 2019 -

Roma, 11 set. (askanews) – Vincenzo Paduano è stato condannato all’ergastolo dai giudici della corte d’assise d’appello di Roma per l’omicidio di Sara Di Pietrantonio. Il giudizio di oggi arriva dopo la decisione della Cassazione che aveva rimandato indietro il processo dopo una condanna a 30 anni.

Al momento della lettura del dispositivo della corte d’assise d’appello per Paduano fuori dall’aula c’erano i genitori e alcuni familiari e amici di Sara. “Lei fu strangolata e bruciata”, è stato detto. Era la notte del 29 maggio del 2016, vicino a Ponte Galeria, alla periferia est di Roma. Visibilmente commossi familiari ed amici si sono abbracciati.

“Spero che tutto questo, aprirà un filone anche per tutte le ragazze che si trovano ogni giorno nella condizione in cui si è trovata mia figlia”, dice con gli occhi che brillano e un filo di voce Concetta Raccuia, la mamma di Sara, determinata ad andare fino in fondo nella speranza che il suo dolore senza fine possa almeno essere utile a salvare altre vittime.

Sara e Paduano erano stati insieme per un paio di anni. “Era un rapporto prendi e lascia”. Poi Sara ad inizio di maggio del 2016 lo aveva lasciato. Il 28 maggio, i due si erano visti nel pomeriggio, a casa di lei, avevano parlato, e Sara aveva ribadito che era davvero finita: stanca di quella storia malata, fatta di continue pressioni psicologiche e folli gelosie da parte di lui, era riuscita a dire basta a un amore che di amore non aveva nulla, e la faceva stare male.

Poche ore dopo, sabato notte, mentre era di turno come vigilantes nel quartiere Eur di Roma, Paduano ha lasciato il posto di servizio ed è andato sotto casa del giovane che Sara da poco frequentava. Ha aspettato che lei riportasse a casa il ragazzo, e quando si è allontanata in auto, Paduano l’ha seguita. Sara inizialmente non si è accorta di nulla, ha mandato con il telefono un messaggio alla madre comunicandole che di lì a poco sarebbe arrivata a casa. Pochi istanti dopo Paduano, alla guida dell’auto, la affiancava e speronava, costringendola a fermarsi. I due sono scesi dall’auto e hanno discusso. Sono stati visti da alcuni passanti, prima che lui la uccidesse, strangolandola, e le desse fuoco.

Alle 5 del mattino, dopo una segnalazione per l’auto in fiamme, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno trovato a duecento metri dai resti del veicolo bruciato, il corpo semicarbonizzato di Sara. Gli investigatori della squadra mobile hanno sentito i genitori della giovane, il ragazzo che frequentava, gli amici più stretti: subito è emerso che Paduano la tormentava da tempo con telefonate continue e l’aveva pedinata in almeno un’occasione.

“Sara non ce la riporta più nessuno, nemmeno dieci ergastoli. Spero che tutto questo dolore possa servire per altre ragazze, altre donne che si trovano in questa difficile situazione dello stalking psicologico”. E’ stato il commento di Concetta Raccuia, la mamma di Sara Di Pietrantonio, dopo la sentenza della corte d’assise d’appello che ha condannato all’ergastolo Vincenzo Paduano, l’ex fidanzato della figlia. “La Corte ha fatto oggi qualcosa per gli altri, è stato riconosciuto lo stalking come reato autonomo dall’omicidio e punito in presenza di una violenza invisibile”, ha continuato.

L’avvocato Nicodemo Gentile che ha assistito il padre di Sara ha spiegato: “Tecnicamente c’è molta soddisfazione, perché siamo in presenza di una pena giusta, ma non esemplare, alla luce dei reati contestati. Questa la vittoria della giustizia e la sconfitta dell’amore. Non bisogna festeggiare per un ergastolo inflitto a un ragazzo giovane ma è giusto rimarcare quando una pena è meritata. La famiglia ha avuto la sua condanna tre anni fa con la morte della ragazza”.