E. Orlandi, vuote le 2 tombe aperte al Teutonico. “Inquietante”

"Avanti nella ricerca". Vaticano: verifiche interventi strutturali

LUG 11, 2019 -

Roma, 11 lug. (askanews) – Ennesimo colpo di scena sul caso di Emanuela Orlandi, la ragazza misteriosamente scomparsa a Roma nel giugno del 1983: le due tombe aperte al cimitero Teutonico Vaticano sono risultate completamente vuote.

Le operazioni di apertura erano state disposte dalla magistratura vaticana per accertare che non contenessero, come ipotizzato dalla difesa della famiglia, i resti della ragazza. La decisione di aprire la cosiddetta “Tomba dell’Angelo” – in cui doveva essere sepolta la principessa Sophie von Hohenlohe, morta nel 1836 – e quella attigua – nella quale si pensava fosse sepolta la principessa Carlotta Federica di Meclemburgo, morta nel 1840 – era stata disposta dalla magistratura vaticana, aveva preannunciato il portavoce vaticano ad interim Alessandro Gisotti, “nell’ambito di uno dei fascicoli aperti a seguito di una denuncia della famiglia di Emanuela Orlandi che, come noto, nei mesi scorsi ha, tra l’altro, segnalato il possibile occultamento del suo cadavere nel piccolo Cimitero ubicato all’interno del territorio dello Stato Vaticano”.

“Sono state aperte le due tombe: è stata aperta la prima, è stato scavato perché c’era una lastra a terra, pensando di trovare la tomba. Invece hanno scavato, hanno bucato, c’era una apertura, sono entrati perché c’era una stanza di circa tre metri per quattro, era completamente vuota, non c’erano neanche le ossa della persona che doveva essere sepolta lì”, ha detto Pietro Orlandi ai giornalisti che attendevano fuori dai confini vaticani: “Sono passati alla seconda tomba che era un sarcofago, hanno alzato il coperchio e doveva esserci la tomba della seconda principessa: non c’era neanche quella. Quindi tutte e due le tombe non c’era traccia di nulla, non dico di Emanuela, ma di nessuna delle due principesse che teoricamente dovevano essere sepolte lì”, ha proseguito il fratello.

Le ricerche, ha quindi ufficializzato il Vaticano, “hanno dato esito negativo: non è stato trovato alcun reperto umano né urne funerarie. Sono in corso verifiche documentali riguardanti gli interventi strutturali avvenuti nell’area del Campo Santo Teutonico, in una prima fase alla fine dell’Ottocento, e in una seconda più recente fase tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Al termine delle operazioni – prosegue il Vaticano – teniamo a ribadire che la Santa Sede ha sempre mostrato attenzione e vicinanza alla sofferenza della Famiglia Orlandi e in particolare alla mamma di Emanuela. Attenzione dimostrata anche in questa occasione nell’accogliere la richiesta specifica della famiglia di fare verifiche nel Campo Santo Teutonico”.

L’avvocato della famiglia Orlandi, Emanuela Sgrò, ha dichiarato che si è trattato solo di un “primo passo” di un “nuovo filone di indagine” che intende perseguire a “360 gradi” anche in Italia. La situazione “non è conclusa”, ha assicurato, “abbiamo bisogno di qualche ora per rigorganizzarci le idee ma questo è solo un primo passo verso una nuova apertura e un nuovo filone di indagini”. Anche in Italia? “Stiamo lavorando a 360 gradi. Tutto ci aspettavamo tranne che trovare queste tombe vuote. Il dato oggettivo è che non ci stava niente. E adesso cercheremo di capire perché e perché ci si indirizza verso due tombe vuote, sarebbe stato molto più semplice accettare che la pista era sbagliata e che dentro ci fossero le ossa delle persone che risultavano sepolte lì, invece non c’è proprio niente, niente”.

Ora che si è scoperto che le tombe erano vuote, “faremo richiesta di tutta una serie di documentazione”, afferma ancora la legale della famiglia Orlandi, “e speriamo di trovare condivisa, ma dico: queste informazioni perché non sono state condvise prima? Il problema in tutto questo, ed è mio enorme dispiacere, è che adesso ogni informazione comunque è sibillina, perché tardiva. La condivisione doveva essere fatta prima”.

Per Pietro Orlandi il fatto che nelle tombe non ci siano nemmeno i resti delle due principesse, che dovevano essere lì sepolte, è “un po’ inquietante: in quel momento quello che ho pensato è non ci sono i resti di Emanuela, per il resto delle risposte dovranno darle loro in qualche modo”, ma quello di oggi è “comunque un giorno importante per un motivo: perché oggi il Vaticano per la prima volta dopo 36 anni ammette che ci possa essere la possibilità di una eventuale responsabilità interna. E’ la prima volta che dopo 36 anni accettano una collaborazione concreta, che è sempre stata negata. Il Vaticano non ha mai voluto collaborare con gli inquirenti, con la famiglia, hanno sempre detto che era assurdo poter pensare anche minimanente che potessero esserci responsabilità interne. Oggi il fatto di aprire queste tombe vuole dire che il Vaticano comincia a capire non può continuare con questo silenzio, questa omertà, questo non voler fare emergere la verità”.

“A un certo punto qualcuno deve cedere, siccome io non farò mai un passo indietro, io andrò sempre avanti finché non arriverò alla verità su Emanuela, se qualcuno dovrà cedere dovranno essere quelle persone che sono a conoscenza di quello che è accaduto e che fino ad oggi hano mantenuto un silenzio e un’omertà”, afferma Pietro Orlandi. “Personalità all’interno del Vaticano e personalità all’interno dello Stato italiano. Emanuela non sta lì dentro, finché non troverò il corpo di Emanuela per me sarà un dovere continuare a cercarla viva e in qualche modo sono anche contento di non averla trovata oggi, perché per me sarebbe morta oggi”, ha concluso Pietro Orlandi.