Maxi truffa “criptovalute”, sequestrati 7 siti e 93 pagine social

Promettevano anche on line guadagni milionari: 7 le denunce

LUG 4, 2019 -

Roma, 4 lug. (askanews) – I Finanzieri del Nucleo Speciale Antitrust hanno sequestrato 7 siti web e 93 pagine social sui quali venivano offerte cripto-valute chiamate “Onecoin” con la promessa di guadagni milionari. Cinque persone, residenti nelle province di Trento, Padova e Viterbo, sono state denunciate per truffa e una di loro, in concorso con altre due residenti nelle province di Verona e Mantova, per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, hanno permesso di accertare una truffa architettata da 6 promotori italiani, alcuni dei quali tuttora attivi nel Nord-Est, di età compresa tra i 23 ed i 52 anni che avevano coinvolto anche il legale rappresentante di una società romana di formazione aziendale. I truffatori proponevano sul web, sui social o col più tradizionale “passaparola”, una serie di corsi formativi in materia finanziaria ai quali erano abbinati dei pacchetti di “moneta elettronica”, o meglio “criptovaluta”, che gli acquirenti pagavano a partire da 100 Euro.

I corsi formativi servivano per istruire gli acquirenti sul meccanismo di proposta della “criptovaluta Onecoin” e, per indurre gli acquirenti a reclutare altre ignare vittime da truffare; a questi venivano promessi guadagni che sarebbero potuti arrivare fino a 35.000 euro settimanali.

Il meccanismo di frode faceva capo alla già menzionata società italiana e ad altre due società estere, alle quali facevano riferimento i promoters italiani. Tre di essi venivano fermati dai Finanzieri presso l’Aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) mentre portavano al seguito ben 117.840 Euro, frutto della vendita di pacchetti formativi e “moneta OneCoin”.

Le indagini – svolte parallelamente al procedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha già dichiarato scorretta la pratica commerciale ed ha irrogato complessivamente sanzioni amministrative per 2,5 milioni di euro – hanno consentito di appurare l’inattendibilità delle promesse dei cospicui guadagni futuri fatte dai truffatori.

Infatti dalle analisi forensi è emerso che mancavano del tutto le strutture fisiche e gli algoritmi di calcolo che servono per governare le complesse procedure crittografiche per la produzione delle “monete elettroniche”.

Sav MAZ