Unaitalia: avicoltura eccellenza 100% made in Italy, va sostenuta

"Accrescere quota export, serve cabina di regia interministeriale"

GIU 20, 2019 -

Roma, 20 giu. (askanews) – “L’avicoltura è un’eccellenza 100% made in Italy” ma “va sostenuta ed è fondamentale accrescere la quota export”, quindi “serve una cabina di regia interministeriale”: lo ha sottolineato Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, Unione nazionale filiere agroalimentari carni e uova. Forlini ha sottolineato l’importanza dei dati dello studio Althesys, presentato oggi a Roma durante l’assemblea di Unaitalia per i 60 anni della filiera, che vedono la filiera avicola generatore economico da 8 miliardi di valore per il Paese, dati che “confermano l’eccellenza dell’avicoltura italiana” e ha ricordato come quello avicolo sia “l’unico comparto zootecnico che garantisce un prodotto e una filiera 100% made in Italy: dagli animali, nati e allevati in Italia, alla trasformazione, dalla logistica al prodotto finale”.

Ed è un comparto in continua crescita anche qualitativa: “In meno di 10 anni il settore ha fatto passi da gigante sul fronte del benessere animale, della sicurezza e della riduzione degli antibiotici (-80%), registrando, a fronte di importanti investimenti, una crescita di fatturato del 7,5%, oggi a quota 5,7 miliardi”.

In questo quadro di soddisfazione però c’è anche la necessità di attenzione e sostegno da parte delle istituzioni: “Per mantenere questo livello d’eccellenza e non perdere solidità e autosufficienza, a fronte di competitor agguerriti, il settore va messo al centro dell’agenda politica: servono misure di sostegno alla competitività delle imprese e all’export, che dal 2017 perde in media il 3,9% l’anno in valore”, ha avvertito il presidente di Unaitalia, aggiungendo: “Per invertire questa tendenza dobbiamo accedere ai nuovi mercati, anche in vista delle previsioni sul tasso di crescita annuale dei consumi Ue per il 2030”, ovvero 0,3% contro l’attuale 2,2% registrato nel 2018, secondo i dati della Commissione europea Dg Agri.

In particolare il settore vuole sbarcare in Oriente, ma “è ancora fermo ad esempio il dossier Cina, per il quale chiediamo al più presto una cabina di regia tra Mipaaft, ministero della Salute, ministero degli Affari esteri e Mise”. Per andare oltre e sostenere il comparto la ricetta di Forlini è chiara: “È necessario un grande gioco di squadra, dove le imprese debbono fare la propria parte offendo prodotti in linea con le aspettative dei mercati esteri, ma è parimenti essenziale un sostegno forte delle istituzioni per garantire le condizioni necessarie alla conclusione degli accordi bilaterali con paesi strategici come la Cina”.

Secondo i dati della relazione annuale Unaitalia, nel 2018 l’export di carni avicunicole è stato di 176.800 tonnellate (il 13% della produzione totale), pari a 389 milioni di euro. Tra i Paesi target oltreconfine soprattutto l’Ue, che copre i due terzi dell’export avicolo italiano, in particolar modo Germania (che assorbe il 42%), Grecia e Francia.