Stop alla tv: rivolta detenuti nel carcere di Sanremo

Bombolette di gas e carta incendiata nei corridoi

GIU 5, 2019 -

Roma, 5 giu. (askanews) – Pochi minuti dopo la mezzanotte di ieri, 152 detenuti del carcere di Sanremo, quando il personale di Polizia Penitenziaria ha disattivato le TV come da disposizioni, hanno data vita ad un violenta protesta sbattendo suppellettili, pentolame contro le inferriate dei cancelli ed hanno gettato nei corridoi bombolette di gas e carta incendiata.

A darne notizia il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria Osapp che precisa: “Sono intervenuti Direttore e Comandante che hanno avuto un colloquio con i rappresentanti della popolazione detenuta e il Direttore ha deciso di non dare più luogo alle disposizioni del Dipartimento”.

Commenta l’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del segretario generale Leo Beneduci: “Due sono i principali problemi che affliggono oggi le carceri Italiane e nei cui confronti né l’autorità politica del Dicastero della Giustizia nella persona del Guardasigilli Alfonso Bonafede né lo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno posto alcun correttivo e ci riferiamo in particolare da un lato al crescente strapotere che i detenuti esercitano all’interno delle carceri Italiane spesso attraverso esternazioni di vera e propria violenza e ciò nonostante supportate dall’appoggio o comunque dalla tutela di associazioni e garanti di varia provenienza. D’altro canto sussiste il problema che alcune disposizioni, all’apparenza restrittive emanate nel clima di tensione in questo momento esistente e perciò in maniera del tutto estemporanea hanno come unico effetto di accrescere la criticità esistente spesso anche in danno dell’incolumità fisica dei poliziotti penitenziari”.

“Le attuali carceri del Paese – prosegue – in assenza di una riorganizzazione competente e al passo con i tempi in cui tra l’altro si provveda realmente a differenziare la custodia dei detenuti di maggiore rischio e pericolosità” e “a perseguire disciplinarmente gli episodi di violenza posti in essere dai reclusi non solo hanno cessato da tempo di svolgere un servizio utile per la collettività, ma, addirittura, costituiscono esse stesse vere e proprie università del crimine in cui è poi il personale di Polizia Penitenziaria a pagare sulla propria pelle il prezzo del costante disservizio”.