Carenza medici, in Molise arrivano gli specialisti militari in corsia

Fnomceo: soluzione tampone in parte positiva ma il problema resta

GIU 3, 2019 -

Roma, 3 giu. (askanews) – In principio furono i medici pensionati, richiamati in servizio; poi fu la volta dei neolaureati, impiegati negli ospedali al posto degli specialisti; dopo ancora, arrivarono i medici stranieri, ‘importati’ appositamente da altri paesi dell’Unione europea: molte e creative sono state le misure messe in atto in questi mesi dalle Regioni, per far fronte alla carenza di medici specialisti e di medicina generale. Una carenza annunciata, per prevenire la quale già da anni la Federazione nazionale degli Ordini- Fnomceo e i Sindacati medici erano scesi in campo, ma che ora, sottolinea la Federazione i una nota, una volta arrivata a mettere in crisi i sistemi sanitari, viene combattuta a suon di provvedimenti ‘emergenziali’, temporanei e non risolutivi. Adesso, per sopperire alla mancanza di specialisti, negli ospedali del Molise arriva l’Esercito: saranno infatti 105 medici della sanità militare a mettersi a disposizione per sopperire ai ‘buchi’ di personale causati da ferie e pensionamenti. Una soluzione che trova una certa apertura da parte del Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, il quale mette però in guardia dai pericoli di soluzioni disorganiche. “Questa misura tampone potrà avere qualche effetto positivo, a condizione che, per sostituire i colleghi, vengano chiamati colleghi della sanità militare che siano specialisti nelle branche scoperte” afferma. “La carenza di specialisti, così come quella dei medici di medicina generale, non nasce ora: era prevista almeno da dieci anni – continua Anelli -. Bisogna prendere atto che il problema esiste e che la sua gestione non può essere lasciata in mano alle singole regioni ma va gestita a livello centrale”. “Non servono misure emergenziali locali, che finiscono per forza di cose per essere incoerenti e disorganiche – continua -. Quella che occorre è una programmazione seria ed efficace del fabbisogno di specialisti, accompagnata da un piano a carattere straordinario e ‘a scadenza’ che, nelle more della formazione di un numero adeguato di nuovi specialisti, permetta agli ospedali di assumere gli specializzandi dell’ultimo anno. Questo metterebbe subito a disposizione 5000 medici pronti ad essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale e, nel contempo, consentirebbe di liberare 5000 borse per formare i colleghi già laureati e che non trovano posto nelle Scuole di Specializzazione”. “Sosteniamo dunque l’impegno del Ministro Grillo che, dopo aver aumentato di 1800 le borse, sta ora lavorando per aprire a questa possibilità – conclude Anelli-. Proprio oggi, a Bari, è partita l’affissione dei manifesti della campagna Fnomceo ‘Offre l’Italia’, sul disagio che spinge i giovani medici a fuggire all’estero, per specializzarsi e lavorare, aggravando ulteriormente la carenza italiana. Bene, facciamo sì, tutti insieme, che questo non debba mai più accadere: che nessun giovane medico sia più costretto a lasciare il paese, che nessun cittadino rimanga senza cure”.