Civiltà cattolica: al voto la Romania salverà l’Ue dai sovranisti

"Non è scivolata nel nazionalismo reazionario e antieuropeo"

MAG 16, 2019 -

Città del Vaticano, 16 mag. (askanews) – La Romania “salverà l’Unione europea”: lo scrive padre Giovanni Sale in un articolo, che appare sul prossimo numero della Civiltà cattolica, dedicato al paese dell’est Europa dove il Papa si recherà a fine mese (28 maggio-primo giugno).

La Romania “è l’unico tra i grandi Paesi dell’Europa centrale a non essere scivolato nel nazionalismo reazionario e antieuropeo. Essa infatti non fa parte dei Paesi sovranisti che costituiscono il Gruppo di Visegrad”, scrive il gesuita in un paragrafo intitolato “La Romania salverà l’Unione Europea”. “In Polonia, nella Repubblica ceca e in Ungheria l’Unione viene accusata ‘di essere l’idra che vuole distruggere l’identità degli Stati, trasformandoli in Paesi musulmani, imponendo l’accoglienza dei rifugiati siriani e privandoli del diritto ad autogovernarsi come vogliono'”, scrive il sacerdote citando Bernard Guetta, “dimenticando che il loro livello di benessere economico e di sviluppo in ambito istituzionale lo devono soprattutto all’Ue. Le loro economie, inoltre, senza il denaro di Bruxelles non sarebbero mai decollate. Il futuro dell’Unione in quella parte dell’Europa, anche in vista delle prossime elezioni europee, probabilmente si ‘salverà’ grazie alla fedeltà della Romania agli ideali comunitari. ‘Se domani – scrive ancora il politologo francese Bernard Guetta – Bucarest si dovesse unire a Praga e a Varsavia nel contestare l’Ue, l’Europa orientale e quella occidentale potrebbero andare verso una nuova rovinosa separazione’. Anche se – chiosa padre Sale – nessuno trarrebbe guadagno da una scelta politica di tale tipo. Ciò spiega perché la Romania in questo momento sia un tassello importante per il futuro dell’Ue; per questo è tenuta sotto osservazione da diversi Paesi”.

Il 2019 e il 2020, sottolinea ancora il gesuita sul quindicinale stampato con l’imprimatur della Segreteria di Stato vaticana, “sono due anni molto importanti per l’avvenire di questo Paese. Nel 2019 si terranno le elezioni europee e quelle presidenziali; nell’anno successivo quelle legislative. Molti osservatori prevedono che questi appuntamenti aiuteranno il Paese a riguadagnare fiducia nelle istituzioni sia statali sia comunitarie e a rifondare un nuovo ‘patto sociale’ tra coloro che sono chiamati a gestire la cosa pubblica e il corpo elettorale, cioè il popolo. L’avvenire della Romania – prosegue padre Sale – sarà però deciso anche dai due o tre milioni di romeni che abitano negli altri Paesi dell’Unione. La Romania può aiutare con il suo voto l’Ue in questa sua fase critica – è un Paese ‘europeista’ e non ‘sovranista’ -, anche se la percentuale dei votanti potrebbe essere bassa. Gli elettori a volte non comprendono l’importanza del voto europeo, perché considerano le libertà di cui godono un diritto naturale. ‘Hanno dimenticato – scrive il filosofo romeno Andrei Cornea – cosa significa fare file interminabili per un visto o vedersi rifiutare il rilascio del passaporto. Spesso gli europei non si rendono conto che la pace, la libertà, la tolleranza e la prosperità in cui vivono rappresentano non la regola, ma l’eccezione nella storia dell’umanità'”.