“Mai vendetta, ma per ora niente perdono” (così la sorella di Cucchi)

"Chiediamo solo giustizia"

APR 9, 2019 -

Roma, 9 apr. (askanews) – “Mai vendetta, solo giustizia. Devo prima capire il perché di tutto ciò e poi eventualmente si passera’ alla fase del perdono, non ora”. Così Ilaria Cucchi intervistata da Rtl sugli ultimi eventi riguardante il caso di suo fratello, Stefano Cucchi soprattutto dopo la lettera del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri sulla decisione dell’Ara di costituirsi parte civile al processo. Adesso sembra quasi ‘facile’ stare dalla parte della famiglia Cucchi da parte di moltissimi, ma per ‘qualche anno’ la famiglia di Stefano ha vissuto in una sostanziale solitudine la ricerca della verità.

“Sì, di fatto per almeno i primi sei anni siamo stati soli, come se fossimo noi sul banco degli imputati. Fortunatamente – afferma Ilaria Cucchi – oggi la situazione è diversa, da quando è subentrato alla Procura di Roma il Procuratore Capo Pignatone, da quando il destino del nostro processo è stato affidato al PM Musarò, io e Fabio (il legale della fanmiglia Cucchi, ndr) non siamo più soli. La situazione è capovolta ed è incredibile come oggi sembri tutto così scontato eppure allora noi urlavamo nelle aule di giustizia, ricordo bene quando Fabio Anselmo lanciò la toga dicendo ‘Io non ci vengo più a fare questo processo che sembra ai danni dei miei clienti’. Oggi è tutto chiaro, evidente, tutto innegabile e delle volte sembra di vedere un’altra storia”.

Ieri il Vicebrigadiere Tedesco in Corte d’Assise ha spiegato la lunga omertà e ha aggiunto ‘Chiedo perdono, mi ritrovai solo’.

Questo perdono richiesto è possibile concederglielo e una famiglia come la vostra può essere attraversata da un senso di perdono o è troppo presto? “Per quanto riguarda le parole di Tedesco – risponde Cucchi – non lo giustifico ma posso comprendere quello che intende dire, perché li ho visti sfilare in aula i vari colleghi degli imputati a balbettare con tanti non ricordo, è chiaro che queste persone hanno paura di perdere il posto di lavoro. Chiaro che siamo di fronte a un enorme problema culturale, anche per questo è stata così importante la lettera e poi le successive dichiarazioni del comando generale dell’arma che si schiera non tanto al fianco della famiglia Cucchi ma al fianco della verità. Questo è fondamentale per far capire a tutti i Carabinieri per bene che non devono aver paura dell’avvocato degli imputati ma che devono fidarsi del loro Comandante generale dal momento che si schiera dalla nostra parte. Per quanto riguarda il perdono cosa dire? Non è qualcosa a cui ho pensato ancora perché le assicuro che sentire in aula la descrizione del pestaggio ai danni di mio fratello – si è parlato spesso della sua magrezza, provi a immaginare un ragazzo così esile che viene così violentemente pestato – io dovrò intanto prima o poi capire il perché di tutto ciò, questo accanimento, e poi eventualmente si passerà alla fase del perdono ma sinceramente non ora”.

Ilaria Cucchi ora si aspetta “che si vada dritto verso la giustizia, mi auguro che così sarà, che ci sia la volontà da parte dei giudici di non fare sconti a nessuno perché qua siamo stati presi in giro tutti, non soltanto io o il mio avvocato ma tutti, adesso basta. Questa gente deve capire che non si scherza più, così come lo devono capire i vari medici legali e periti che sono sfilati dicendo che mio fratello sarebbe morto di suo, che il catetere glielo avevano messo per comodità e si sono permessi di farlo perché Stefano Cucchi, così come la famiglia Cucchi non era nessuno. Ricordiamoci che di ultimi, così come era Stefano, ce ne sono tanti e non può funzionare così la giustizia.

Nes/Int9