Papa in Marocco: il proselitismo porta sempre a un vicolo cieco

Il problema non è se i cristiani sono pochi ma insignificanti

MAR 31, 2019 -

Roma, 31 mar. (askanews) – Per i cristiani del Marocco “il problema non è essere poco numerosi, ma essere insignificanti, diventare un sale che non ha più il sapore del Vangelo, o una luce che non illumina più niente”. Lo ha detto il Papa nel discorso ai sacerdoti e i religiosi marocchini nella cattedrale di Rabat in un incontro al quale ha partecipato anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese.

“Mi viene in mente il consiglio che San Francesco dette ai suoi frati: andate e predicate il vangelo, e se fosse necessario anche con le parole”, ha detto il Papa.

“I cristiani sono un piccolo numero in questo Paese. Ma questa realtà non è, ai miei occhi, un problema, anche se riconosco che a volte può diventare difficile da vivere per alcuni”, ha detto Jorge mario Bergoglio. “La vostra situazione mi ricorda la domanda di Gesù: ‘A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? E’ simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata’. Parafrasando le parole del Signore potremmo chiederci: a che cosa è simile un cristiano in queste terre? A che cosa lo posso paragonare? E’ simile a un po’ di lievito che la madre Chiesa vuole mescolare con una grande quantità di farina, fino a che tutta la massa fermenti”.

Per il Papa, “la nostra missione di battezzati, di sacerdoti, di consacrati, non è determinata particolarmente dal numero o dalla quantità di spazi che si occupano, ma dalla capacità che si ha di generare e suscitare cambiamento, stupore e compassione; dal modo in cui viviamo come discepoli di Gesù, in mezzo a coloro dei quali noi condividiamo il quotidiano, le gioie, i dolori, le sofferenze e le speranze”, ha detto il Papa citanto il Concilio vaticano II. “In altre parole, le vie della missione non passano attraverso il proselitismo, per favore, non passano attraverso il proselitismo: ricordate quello che diceva Benedetto XVI, la fede cresce per attrazione… non col proselitismo, che porta sempre a un vicolo cieco, ma attraverso il nostro modo di essere con Gesù e con gli altri. Quindi il problema – ha sottolineato Francesco – non è essere poco numerosi, ma essere insignificanti, diventare un sale che non ha più il sapore del Vangelo, o una luce che non illumina più niente. Penso che la preoccupazione sorge quando noi cristiani siamo assillati dal pensiero di poter essere significativi solo se siamo la massa e se occupiamo tutti gli spazi. Voi sapete bene che la vita si gioca con la capacità che abbiamo di ‘lievitare’ lì dove ci troviamo e con chi ci troviamo. Anche se questo può non portare apparentemente benefici tangibili o immediati. Perché essere cristiano non è aderire a una dottrina, né a un tempio, né a un gruppo etnico. Essere cristiano è un incontro. Siamo cristiani perché siamo stati amati e incontrati e non frutti di proselitismo. Essere cristiani – ha detto il Papa – è sapersi perdonati e invitati ad agire nello stesso modo in cui Dio ha agito con noi, dato che ‘da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri'”.

Ska