“Ho ballato di tutto”: il primo romanzo di Paolo Butturini

Vita di un cronista e della cronaca, dalla strada all'Ipad

MAR 22, 2019 -

Roma, 22 mar. (askanews) – Quando un cronista di ‘nera’ entra in una storia, ci porta tutto se stesso: penna, gusti, musica, amore. Se un cronista di lunga esperienza, scarpe consumate, taccuini e confessioni, ne immagina e insegue un altro tra le pagine di un romanzo, tra Roma e Verona, nell’ennesimo scandalo tra nostalgie mussoliniane e bassa politica, per il lettore non c’è altra scelta che corrergli dietro a perdifiato, dalla prima riga fino all’ultima pagina. Paolo Butturini, milanese di nascita ma romano di taccuino, una lunga carriera nella cronaca nera e nella giudiziaria, dal Paese sera al Corriere della Sera, dal Corriere dello Sport a Epoca, fino all’impegno sindacale come Segretario dell’Associazione stampa romana e vicesegretario della Federazione Nazionale della stampa, esordisce nella narrativa con il romanzo “Ho ballato di tutto (Cercando Querencia a Verona)” per la casa editrice Albatros.

Il volume verrà presentato dall’autore a Roma il 5 aprile alla Libreria Pallotta di Ponte Milvio insieme al giornalista e scrittore Francesco La Licata e al massmediologo Bruno Ballardini.

Il libro è “un ‘do you remember’ senza nostalgia e con un’attenzione all’inchiesta in provincia, genere negletto e trascurato”, spiega Butturini all’askanews. Anacleto Lippi, protagonista della storia, viene inviato a Verona dove ha vissuto a lungo e nella quale ha mosso i primi passi di cronista, per indagare su un possibile scandalo. Butturini riporta il lettore indietro tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, la sinistra storica e il ‘nuovo che avanza’, evocandoli con dettagli, episodi, riferimenti culturali, tracce e intrecci di trame scomode, che cambiano le giornate e la vita, in modo poco didascalico ma molto sensoriale, emotivo. Così ieri diventa oggi, le radici della cronaca nei vizi della storia. E’ una intensa lezione del giornalista della penna ai cronisti da Ipad, che un po’ ti toglie l’imbarazzo della relazione diretta con la paura della fonte o il dolore della vittima, permettendoti di saccheggiarne la vita via social, come anche richiama un altro fuoriclasse dell’inchiesta, Giovanni Bianconi, che regala a Butturini un profondo intervento ospitato in apertura del volume. Così facendo, però, vengono meno anche spessore e calore, e quella prospettiva non estranea all’umanità che spiega senza giustificare, condanna senza rimuovere, vive.