Tonnellate di droga dall’Albania al Salento, 27 arresti

Lo stupefacente viaggiava fino la Germania e la Svizzera

FEB 12, 2019 -

Roma, 12 feb. (askanews) – Stroncata dalla Guardia di Finanza una organizzazione italo-albanese che trafficava droga tra l’Albania e le coste del Salento, tramite scafisti che trasportavano con potenti gommoni oceanici tonnellate di marijuana, cocaina ed eroina. Ventisette le persone arrestate tra Italia e Albania (21 albanesi e 6 italiani) con un’operazione della Guardia di Finanza chiamata “Fiori di primavera”, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce: sono accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Le indagini, durate quasi due anni, hanno permesso di catturare gli appartenenti a quattro distinti gruppi criminali italo-albanesi, con basi operative nella provincia di Lecce e ramificazioni in altre regioni italiane (Calabria, Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Liguria, Lombardia), tutti responsabili di traffico internazionale di stupefacenti e detenzione ed introduzione nel territorio nazionale di armi e munizioni da guerra.

I capisaldi dei gruppi criminali, quasi tutti albanesi, commissionavano, rivolgendosi ai propri connazionali organici al gruppo, ingenti quantitativi di droga da smerciare in tutta Italia ed in altri Paesi europei. La fase logistica in Italia, ossia il temporaneo stoccaggio e la commercializzazione delle partite di droga, veniva affidata a complici italiani in posizione “subordinata” rispetto agli albanesi, a testimonianza di quanto le organizzazioni criminali albanesi siano riuscite ad insinuarsi con prepotenza nel tessuto criminale locale e nazionale.

Dalle indagini è infatti emerso che, ripetutamente, gruppi criminali di spessore anche mafioso in Sicilia ed in altre città italiane si sono rivolti agli albanesi per approvvigionare i rispettivi mercati di ingenti quantitativi di droga pagato in anticipo e in contanti come dimostrano i numerosi sequestri di banconote, generando un vorticoso flusso di denaro verso il Salento e l’Albania sulle cui tracce si sono posti gli inquirenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza. La criminalità albanese era così in grado di garantire ingenti forniture di droga da destinare al mercato europeo (specialmente Germania e Svizzera), di cui, il Salento, rappresenta uno snodo cruciale, complice anche la favorevole posizione geografica di vera e propria “porta d’Oriente”.

L’operazione è stata resa possibile grazie all’istituzione di una “squadra investigativa comune” tra magistratura e finanzieri leccesi con magistrati e forze di polizia albanesi, che ha consentito agli investigatori di proseguire le indagini in Albania, scoprendo i luoghi di produzione, preparazione, stoccaggio e spedizione della droga in Italia ed in altri Paesi europei e identificando i componenti delle organizzazioni criminali albanesi responsabili.

Anche con la collaborazione dei mezzi aerei e delle motovedette del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, i militari del G.I.C.O. di Lecce hanno più volte intercettato le spedizioni in mare e sono intervenuti sui “punti di sbarco” lungo il litorale pugliese, compiendo 26 distinti interventi operativi nel corso delle indagini ed arrestando in flagranza 31 persone responsabili (insieme ad altre 90 denunciate) dell’importazione ripetuta in Italia di 8 tonnellate e mezzo di marijuana e quasi 10 chilogrammi di eroina e cocaina oltre che di armi e munizioni.

La collaborazione internazionale ha coinvolto i ministeri della Giustizia e dell’Interno, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.), l’Interpol ed il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP – Ufficio dell’esperto per la sicurezza in Albania) grazie ai quali i Finanzieri di Lecce e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia di finanza, sono riusciti – in sinergia con la polizia nazionale albanese – a rintracciare i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che si erano rifugiati nel frattempo in Albania.