Raggi fa pace con Signorini: estinto processo a direttore di Chi

Il giudice: non doversi procedere anche per giornalista Cerasoli

FEB 7, 2019 -

Roma, 7 feb. (askanews) – Pace fatta tra la sindaca di Roma Virginia Raggi, il direttore di “Chi” Alfonso Signorini e la giornalista parlamentare del settimanale di gossip Giulia Cerasoli. Così il processo milanese che vedeva sul banco degli imputati direttore e giornalista del rotocalco per una presunta diffamazione aggravata a danno della prima cittadina della Capitale si è chiuso con una sentenza di “non doversi procedere”. Lo ha stabilito il giudice monocratico della Quarta Sezione Penale del Tribunale di Milano, Caterina Ambrosino, che dopo aver preso atto dell’accordo economico raggiunto in sede extragiudiziale dalle parti in causa, ha dichiarato estinto il reato contestato a Signorini e Cerasoli.

Una mossa praticamente obbligata dopo la decisione della prima cittadina capitolina, assistita dall’avvocato Gian Piero Biancolella, di ritirare la querela presentata contro il direttore e la giornalista del settimanale dopo la pubblicazione di un editoriale che attribuiva all’allora candidata al Campidoglio del M5S una relazione sentimentale in realtà mai esistita con Daniele Frongia, assessore allo Sport della giunta del Campidoglio. “Pare che la candidata a sindaco di Roma Virginia Raggi – si legge nell’articolo pubblicato da Chi nel maggio 2016, durante la campagna elettorale ultime comunali di Roma – si stia separando dal marito e che frequenti assiduamente il collega ed ex consigliere M5S in Campidoglio Daniele Frongia. Niente di strano, se non fosse che Frongia avrebbe come obiettivo quello di diventare vicesindaco in caso di vittoria della fidanzata Raggi”.

Nel corso della sua testimonianza in aula del maggio scorso, Virgina Raggi puntò il dito contro una “notizia falsa” e puntualizzò: “La mia campagna elettorale è stata marchiata con lo schema della donna infedele”. A gennaio scorso Signorini dalle colonne del settimanale si scusò con la sindaca, riconoscendo di aver “preso (e diffuso) un abbaglio”. Poi è arrivato l’accordo che ha portato alla chiusura del processo milanese contro Signorini e Cerasoli.