In Italia un ragazzo su quattro è vittima di cyberbullismo

Ikea presenta campagna di sensibilizzazione con Parole Ostili

FEB 4, 2019 -

Milano, 4 feb. (askanews) – Un ragazzo su quattro in Italia è stato coinvolto in episodi di cyberbullismo e ogni giorno nel 60% delle scuole si registrano eventi di bullismo, fisico e informatico. I dati raccolti dal Conacy, il centro italiano per il contrasto del cyberbullismo, hanno spinto Ikea Italia, insieme all’associazione Parole Ostili, ad attivare una campagna per sensibilizzare studenti, clienti e collaboratori. “Abbiamo scelto di chiedere di fare qualcosa in più: di non essere spettatori, ma di avere un ruolo attivo nel contrastare comportamenti violenti, esercitando un’influenza positiva”, ha detto Alessandro Aquilio, Country Communication Manager di Ikea Italia.

Il progetto prevede corsi di formazione per chi lavora in Ikea Italia, con la possibilità di sostegno ai collaboratori che dovessero avere in casa problemi legati al cyberbullismo. Per i clienti, nei negozi di San Giuliano Milanese, nell’hinterland del capoluogo lombardo, e di Porta di Roma, nella Capitale, nel weekend tra il 7 e il 10 febbraio si avrà la possibilità di entrare nella stanza di un ragazzo vittima di cyberbullismo, per provarne inquietudini e paure attraverso un suo racconto.

Con la collaborazione di Parole Ostili è stato poi realizzato il progetto ‘Prendiamo le misure al cyberbullismo’, rivolto ai ragazzi della scuola secondaria. Insegnanti e studenti si confronteranno sul tema, utilizzando un “metro” che proporrà loro domande adatte a misurare il livello di cyberbullismo raggiunto. Infine, attraverso una campagna social, Ikea Italia inviterà i suoi follower a condividere video e post contro il cyberbullismo, aderendo alla campagna #Notinmyhomepage ideata in occasione della giornata contro il bullismo che si celebrerà il sette febbraio.

“Il cyberbullismo – ha sottolineato Rosy Russo, presidente di Parole Ostili – è un comportamento che i ragazzi hanno cominciato a riconoscere discutendone tra loro. Ora dobbiamo creare un contesto sociale in cui si sentano liberi di parlarne pubblicamente, con genitori ed educatori, per trovare insieme soluzioni utili sia a ridurre il fenomeno, sia ad aiutare chi ne è vittima”, ha chiosato Russo.