Soro: ‘vita a punti’ dei cinesi è modello nuovo totalitarismo

Sul 'modello' cinese alla innovazione digitale.

GEN 29, 2019 -

Roma, 29 gen. (askanews) – “La ‘vita a punti’ dei cinesi è qualcosa di più e di diverso dalla mera digitalizzazione dell’azione pubblica. Sembra indicare la via di un nuovo totalitarismo digitale, fondato sull’uso della tecnologia per un controllo ubiquitario sul cittadino, nel nome di una malintesa idea di sicurezza”. Così il presidente dell’Autorita’ Garante permla Privacy, Antonello Soro, sul ‘modello’ cinese alla innovazione digitale.

Modello che “cambia profondamente le stesse coordinate esistenziali, riducendo la vita a valutazione permanente, svolta con insondabili logiche algoritmiche e secondo parametri assai poco trasparenti”.

Le tecnologie di riconoscimento facciale sono utilizzate, sia nelle aziende che in qualsiasi spazio pubblico, come sistema di controllo sociale e prevenzione del crimine. Pochissime informazioni sfuggono al controllo centrale o non possono essere utilizzate per affinare i modelli di machine learning. E puntando sulla deterrenza dello stigma sociale, in una regione cinese si è addirittura realizzato lo schermo “della vergogna”, su cui vengono proiettate le identità di indagati o di debitori insolventi. Alcune aziende – ha ricordato Soro – applicano sui caschi dei lavoratori sensori intelligenti per analizzare gli impulsi nervosi emessi, desumendo così lo stato emotivo del soggetto e, quindi, la sua eventuale inidoneità a svolgere certe mansioni. In questa regressione neo-fordista, la tecnica che avrebbe dovuto liberare l’uomo dal peso e dall’alienazione della catena di montaggio rischia invece di costringerlo in nuove catene elettroniche, riducendolo a mero ingranaggio.