La civiltà dei neuroni specchio

GEN 28, 2019 -

Roma, 28 gen. (askanews) – (di Paolo Federico, 15 anni)

Una delle più grandi differenze tra gli uomini e gran parte degli altri animali è la presenza, nel cervello umano, dei cosiddetti “neuroni specchio”. I neuroni specchio, presenti solo nei primati e in alcune specie di uccelli, sono una classe di neuroni visuo-motori, la cui attivazione permette sostanzialmente di provare le stesse emozioni dell’individuo che si osserva. Per esempio, quando una persona vede sbadigliare un altro essere umano, questa, in maniera spontanea, sbadiglia senza volerlo. Ciò vale per qualsiasi altro tipo di emozione: rabbia, paura, amore, dolore, etc. I neuroni specchio dunque sono la principale motivazione per la quale ci si sente così tanto coinvolti in una serie tv, in un film, in un evento sportivo. Quindi gli esseri umani di fatto sono “programmati” per sentire soprattutto le emozioni altrui.

La scoperta dei neuroni specchio ha smentito ciò che l’uomo ha creduto fosse necessario essere per secoli: un lupo. Con “homo homini lupus” la natura dell’uomo è sempre stata ritenuta una perenne guerra di “tutti contro tutti”. L’uomo nato per combattere, egoista, razionale e freddo. Tale modello culturale non è ciò che l’uomo è naturalmente predisposto ad essere. Gli umani sono predisposti a fare qualcosa di molto più grande. I neuroni specchio insegnano che gli umani sono nati per la condivisione, per essere solidali, per immedesimarsi negli altri. L’essere empatici è forse ciò che dunque più contraddistingue l’uomo. Nel corso dei secoli l’essere umano ha sempre cercato di creare unità sociali appunto basate sull’empatia partendo da piccole tribù, fino ad arrivare agli stati nazionali, che in realtà sono invenzioni dell’uomo. La conseguenza principale dell’empatia è il sentirsi appartenenti a un gruppo piccolo o grande che sia. Nell’ultimo secolo la società umana è addirittura arrivata a costruire degli amplificatori di empatia come i social, anche se questi molto spesso trasmettono modelli culturali egocentrici e primitivi. Eppure, non si è ancora riusciti a creare una civiltà universale basata sulla solidarietà, una civiltà empatica. Questa è una tematica aperta praticamente da moltissime religioni, in particolare quella cristiana.

Forse è giunta l’ora di aprire una discussione globale su questo e gli stessi social possono aiutare a farlo. “La civiltà dell’empatia è alle porte. Stiamo rapidamente estendendo il nostro abbraccio empatico all’intera umanità e a tutte le forme di vita che abitano il pianeta. Ma la nostra corsa verso una connessione empatica universale è anche una corsa contro un rullo compressore entropico in progressiva accelerazione, sotto forma di cambiamento climatico e proliferazione delle armi di distruzione di massa. Riusciremo ad acquisire una coscienza biosferica e un’empatia globale in tempo utile per evitare il collasso planetario?” (Jeremy Rifkin)