Cybercrime, giudice: da Occhionero rete dossieraggio

Le motivazioni della sentenza di condanna stabilita a Roma

GEN 7, 2019 -

Roma, 7 gen. (askanews) – I fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero “hanno accumulato nel tempo una mole di dati e documenti riservati, carpiti alle ignare vittime, sempre più imponente e variegata, creando una vera e propria rete di dossieraggio che aggiornavano periodicamente e consultavano in modo regolare”. Ed insomma quella posta in essere è stata “un’attività criminosa con particolare intensità del dolo, con abnegazione e pervicacia nel corso di un arco temporale durato svariati anni. E in nessuna sede hanno mostrato alcun segno, neppure embrionale, di resipiscenza”.

Così afferma il giudice monocratico di Roma nelle motivazioni delle sentenza con cui il 17 luglio scorso ha condannato a 5 anni l’ingegner Giulio Occhionero e a 4 anni la sorella, per una attività di cybercrime. “Tutte queste operazioni – si afferma in un passo del provvedimento di 80 pagine – venivano svolte in modo silente, la vittima non si accorgeva di essere infettata proprio perché la mancata consapevolezza costituiva condizione essenziale affinché l’infezione raggiungesse lo scopo”.

Scopo del malware “era esfiltrare tutti i dati sensibili di interesse, spiare la vittima, intercettare le sue conversazioni telematiche, le sue abitudini, individuare quale fosse la cronologia delle operazioni compiute, carpire le password utilizzate a protezione della casella di posta elettronica, social network, sistemi di home banking, e ogni altro dato ritenuto di interesse”.

Rispetto a Giulio Occhionero, il magistrato afferma che è “soggetto dotato di comprovate e non comuni abilità informatiche ed è colui che ha fornito un apporto causale di maggiore rilevanza rispetto alla sorella, avendo ideato e creato l’intera infrastruttura malevole, utilizzata poi con naturalezza anche dalla sorella Francesca”