Consiglio Lazio, Cangemi: creare Asl per sanità penitenziaria

Più salute detenuti beneficio tutti cittadini

DIC 11, 2018 -

Roma, 11 dic. (askanews) – “Istituire una Asl dedicata alla sanità penitenziaria dotando la Regione Lazio di uno strumento indipendente per garantire, in modo adeguato, il diritto alla salute in carcere. Perché più salute per i detenuti significa meno costi a carico del servizio sanitario regionale e più salute e sicurezza per tutti i cittadini”. A lanciare la proposta il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Giuseppe Cangemi, promotore dell’incontro alla Pisana “Garantire la salute dietro il cancello” in collaborazione con l’Associazione “Gruppo idee” e la rivista Dietro il Cancello. “Abbiamo stimolato un confronto costruttivo tra gli operatori dell’amministrazione penitenziaria e della sanità – ha aggiunto Cangemi – è emersa la necessità di rafforzare l’integrazione tra i due sistemi per arrivare alla presa in carico e all’assistenza del detenuto dentro gli istituti, riducendo il numero delle traduzioni. Bisogna aumentare il personale medico, avvalersi di apparecchiature idonee e di strumenti nuovi, come la telemedicina, adeguare le strutture. Tutto ciò richiede anche risorse economiche e, in questa direzione, ci attiveremo in vista dell’approvazione del bilancio regionale entro fine anno. Con l’insediamento dell’Osservatorio permanente sulla sanità penitenziaria, nei giorni scorsi, è stato fatto un passo avanti importante, con questa iniziativa diamo un contributo operativo per dare risposte ai problemi”. Nel Lazio, come ha rimarcato il presidente della commissione sanità, Giuseppe Simeone, presenta un’assistenza sanitaria penitenziaria a macchia di leopardo “in alcune realtà funziona meglio, in altre persistono problemi cronici. L’obiettivo deve essere quello di assicurare un servizio omogeneo di qualità su tutto il territorio regionale”. All’evento è intervenuto il Garante per i detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, il quale ha ricordato come il Lazio presenti livelli di sovraffollamento carcerario superiori alla media nazionale “Al 30 novembre 2018 – ha detto Anastasia – contiamo 6.517 detenuti, ben oltre la capienza regolamentare, pari ad un sovraffollamento del 124 per cento, superiore alla media nazionale che è del 119 per cento. Bisogna lavorare, in prospettiva, alla riduzione del numero di persone in carcere guardando alle misure alternative alla pena. Sul piano sanitario, i problemi concreti sono tanti, a cominciare dalla salute mentale che dovrebbe essere trattata interamente dentro il carcere, dalla presa in carico all’assistenza terapeutica; in secondo luogo dobbiamo diffondere esperienze come quella di Regina Coeli e del San Giovanni, facendo leva sulla telemedicina e gli esami a distanza, per alleggerire il flusso delle visite specialistiche all’esterno”. Rafforzare la collaborazione tra giustizia e sanità la strada da seguire come hanno sottolineato anche Maria Antonietta Vertaldi, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, e Cinzia Calandrino, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, la quale ha richiamato l’attenzione sul fenomeno delle aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria da parte dei detenuti con disagio psichico. Nel corso dei lavori, inoltre, sono state affrontate le problematiche relative alla polizia penitenziaria, sotto organico, impegnata nei servizi di traduzione e piantonamento dei detenuti ricoverati nonché di supporto al servizio di assistenza sanitaria dentro le carceri; il funzionamento delle Rems; la prevenzione e gestione del rischio suicidario; il trattamento delle dipendenze e delle malattie infettive. E’ stato illustrato un progetto di smartcare del detenuto del Lazio che punta, attraverso le nuove tecnologie, a fornire una completa caratterizzazione del detenuto paziente a sostegno delle strutture sanitarie nel percorso diagnostico e terapeutico. In ultimo, ma non meno importante, il ruolo del volontariato e l’importanza della nutrizione e dello sport per il benessere psicofisico dei detenuti.