Milano, Associazione Riaprire Navigli: benefici netti per 443 mln

Ricerca su periodo di 30 anni realizzata con Fondazione Cariplo

NOV 28, 2018 -

Milano, 28 nov. (askanews) – A fronte di “costi sociali” per 267,8 milioni di euro, dalla riapertura della Cerchia interna dei Navigli, chiusa a partire dagli anni Trenta, si otterrebbero, in un orizzonte temporale di 30 anni, benefici pari a 700,8 milioni di euro, con un saldo economico complessivo massimo positivo pari a 433 milioni di euro. È la stima contenuta nella ricerca “Riaprire i Navigli a Milano. Le modalità di finanziamento del progetto e le ricadute socioeconomiche dell’investimento”, realizzata dall’Associazione Riaprire i Navigli con il sostegno della Fondazione Cariplo. Lo studio stima inoltre una spesa complessiva (Iva inclusa) di 336,72 milioni di euro per la realizzazione della riapertura integrale, con una riduzione del 17,2% rispetto a quanto ipotizzato in precedenza dal Comune attraverso il Politecnico di Milano e Mm.

Numeri che inducono l’associazione a evidenziare che l’intervento di riapertura dei Navigli può costituire “non un costo, bensì un importante investimento in favore dello sviluppo economico e sociale del territorio milanese” e lombardo. Un’opera “dirompente”, l’ha definita il presidente dell’associazione, Roberto Biscardini, in grado di generare “benefici anche inaspettati, la più grande opera di carattere ambientale di Milano dal Dopoguerra a oggi, che non ha nulla di nostalgico, ma anzi guarda al futuro”.

L’obiettivo dell’amministrazione comunale, ha assicurato l’assessore a Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data, Lorenzo Lipparini, è quello di “riaprire tutti i Navigli. Lo vogliamo fare molto seriamente, coinvolgendo sia le persone sia gli enti che devono essere coinvolti, dalla Regione Lombardia all’Unione europea. Abbiamo lavorato con attenzione al consenso ed è raro che ci sia lo stesso grado di consapevolezza e attenzione nelle opere pubbliche”. Quanto alle modalità per recuperare le risorse mancanti Biscardini ha evidenziato che in Italia “non siamo ancora pronti” con contributi della “grandi filantropie” che negli Usa arrivano talvolta a coprire il 70% dei costi, ma dobbiamo tenere conto dell’orientamento”. Il suggerimento dell’associazione è quello di puntare sul partenariato pubblico-privato.