Salute, Gerosa nuovo presidente Società cardiochirurghi

Congresso SICCH a Roma. "Puntare su prevenzione e ricerca scientifica"

NOV 26, 2018 -

Roma, 26 nov. (askanews) – Il professor Gino Gerosa è il nuovo presidente della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca. Direttore dal 2003 della Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, lo specialista sessantunenne, originario di Rovereto, succede, al vertice della SICCH, al professor Francesco Musumeci. Tra le altre cariche sociali per il biennio 2019-2020, ratificate al Congresso tenutosi lo scorso week-end a Roma, figurano anche quelle del vicepresidente (Lorenzo Galletti) e del segretario scientifico (Alessandro Parolari, confermato).

Il professor Gerosa vanta una lunga esperienza professionale all’estero e, tra i vari riconoscimenti ottenuti, è stato insignito, nel 1993, del prestigioso Alexis Carrel Award, dedicato all’omonimo premio Nobel per la Medicina.

“L’impegno della Sicch nella lotta contro le malattie cardiovascolari – garantisce il neopresidente – sarà totale, grazie anche all’azione a favore della ricerca portata avanti dalla sua Fondazione, “Cuore domani”. Punti chiave: prevenzione, informazione e, laddove la malattia sia conclamata, rispondere all’esigenza del paziente con nuove tecnologie per ridurre l’aggressività dell’intervento cardiochirurgico, pur garantendo risultati che si mantengano a medio e lungo termine”.

Chirurgia microinvasiva, quindi, che vuol dire “non solamente un mini-accesso, ma la possibilità di correggere malformazioni strutturali cardiache senza usare la circolazione extracorporea, senza aprire il torace e senza fermare il cuore. Finora il cardiochirurgo è stato abituato a intervenire con ago e filo, guardando direttamente dentro il cuore, l’obiettivo – rimarca Gerosa – è utilizzare la tecnologia transcatetere con l’ausilio di macchinari all’avanguardia, come l’ecocardiografia transesofagea tridimensionale, che diventa così il suo occhio per lavorare all’interno del cuore”. E dal momento che “non abbiamo abbastanza cuori da trapiantare per il numero di pazienti che lo richiedono”, bisogna puntare anche allo “sviluppo del cuore artificiale totale italiano”, in grado di “garantire – conclude – sia la sopravvivenza che una adeguata qualità di vita”.