Roma, al S. Giovanni Addolorata dieci anni di Robot Da Vinci

Ma già si pensa al futuro: arriva nel 2019 il nuovo modello "Sp"

NOV 15, 2018 -

Roma, 15 nov. (askanews) – Quasi 300 interventi solo nel reparto di Urologia, circa 1.600 in ginecologia, chirurgia generale, toracica e pediatrica, otorinolaringoiatria e cardiochirurgia. Sono stati presentati oggi i risultati ottenuti in dieci anni di interventi con le tecniche mininvasive del Robot da Vinci nell’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, più del doppio rispetto a quelli resi possibili dalla chirurgia tradizionale. Nel corso dell’incontro è stato illustrato anche SP, l’ultimo modello del Robot da Vinci, che è prossimo alla certificazione europea, ha già ottenuto il benestare dalla “Food and Drugs Administration” negli Stati Uniti e sarà diffuso in Europa nel 2019.

“Lo sviluppo del sistema Da Vinci sta rivoluzionando la chirurgia, in particolare quella dei tumori maligni della prostata – ha specificato Gianluca D’Elia, direttore della Urologia del San Giovanni -. I dettagli anatomici che siamo in grado di visualizzare e la precisione degli strumenti robotici – sottolinea l’esperto – ci permettono di eseguire micro-dissezioni con notevoli risultati nell’ambito della conservazione della funzione erettile e di conseguenza nella salvaguardia dell’amore di coppia”. “Entro 10-15 anni anni – prevede D’Elia – probabilmente saremo in grado di operare i pazienti in ambulatorio e dimetterli entro la giornata”. Il da Vinci, prodotto in California da Intuitive Surgical e distribuito in Italia da ab medica, rappresenta ad oggi lo strumento per eccellenza con cui realizzare una chirurgia mininvasiva: questo grazie alle caratteristiche tecnologiche che fanno della piattaforma l’emblema della precisione e dell’efficacia in sala operatoria. Il chirurgo, seduto alla console, guida i bracci robotici tramite manipoli. In questo modo, il tremore fisiologico della mano viene azzerato assicurando al gesto operatorio una precisione e una fermezza estreme. Anche la visione del piano operatorio è decisamente magnificata (con una risoluzione dei dettagli aumentata di 10 volte) e resa tridimensionale. A tutto questo si affianca una libertà di movimento su ben sette assi e con una rotazione di 540 gradi, nettamente maggiore rispetto a quella della mano di un essere umano. “Si tratta di strumentazioni sofisticatissime che permettono di ridurre sempre più il trauma per i pazienti e accorciare ancora i tempi di ripresa – ha spiegato Graziano Pernazza, responsabile del reparto di Chirurgia generale, per la quale l’ospedale San Giovanni Addolorata si colloca come centro di riferimento. “Per esempio, già ora per tumori come quelli del colon retto, del pancreas o dell’esofago, non essendo più necessario aprire l’addome del paziente, si viene dimessi dopo appena due giorni – ha precisato l’esperto -. Con l’apparecchiatura Sp sarà possibile ridurre ulteriormente il dolore post-operatorio, i tempi di degenza e soprattutto avere subito accesso alle terapie oncologiche successive che prima venivano rimandate di almeno 7-10 giorni”.