A Bruno Arpaia VI edizione del premio Quaderni Ibero Americani

Cerimonia a Napoli, riconoscimenti ad Attanasio Cinque e Panini

OTT 30, 2018 -

Napoli, 30 ott. (askanews) – Bruno Arpaia è il vincitore della sesta edizione del Premio letterario Quaderni Ibero Americani. Napoletano di nascita ma milanese d’adozione, Arpaia è scrittore, giornalista, consulente editoriale, traduttore di letteratura ispanica e professore di Tecniche della Narrazione all’università Bicocca di Milano. La rassegna, promossa dalla più antica e prestigiosa rivista italiana di ispanistica “Quaderni Ibero Americani” e da Ámbito cultural de El Corte Inglés, è curata da Patricia Martelli, con il sostegno dell’hotel Excelsior e Argenio Napoli – Fornitore Real Casa Borbonica e con il patrocinio del Comune di Napoli. La premiazione avrà luogo domani mercoledì 31 ottobre presso l’hotel Excelsior di Napoli. Previsti premi speciali a Maurizio De Giovanni, autore e sceneggiatore per la serie Tv Rai tratta dal suo romanzo “I bastardi di Pizzofalcone”; allo scrittore uruguaiano Milton Fornaro; a Ughetta Parisio, artista polivalente nel campo della pittura, della ceramica e delle decorazioni; ad Amarilis Gutiérrez Graffe, console del Venezuela e decano del Corpo Consolare di Napoli e a Davide Carnevale, artista e promotore della rassegna Land Art. Nel corso della manifestazione, presentata da Filippo La Porta, saranno consegnati anche il Premio Jolanda Beccaris a Virginia Attanasio Cinque e il Premio Paolo Tomasi a Enrico Panini, neo vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Napoli. “E’ un grande onore ricevere questo premio e ancor di più nella mia terra d’origine. Mi pare di ricordare che il mio primo articolo per ‘Il Mattino’, fu proprio un pezzo in cui mettevo in evidenza le somiglianze fra Napoli e l’America latina, la forte impronta spagnola, la capacità di meticciato culturale, il rapporto con la morte, un particolare tipo di socialità. I miei amici scrittori spagnoli e latinoamericani che hanno visitato Napoli come Paco Ignacio Taibo II o Leonardo Padura, si sono sentiti a casa. Perciò sentendomi napoletano, mi sono sempre sentito anche profondamente latinoamericano e ispanico”, ha detto Arpaia.