Yara, difesa Bossetti: abbiamo sfidato il sistema che ha vinto

L'amarezza dell'avvocato Salvagni: "Sconfitta per il diritto"

OTT 13, 2018 -

Milano, 13 ott. (askanews) – “Ancora una volta ha perso il diritto. Abbiamo osato andare contro il sistema e il sistema ha vinto”. Così Claudio Salvagni, difensore di Massimo Bossetti insieme al collega Paolo Camporini, esprime ad Askanews il suo rammarico per la sentenza della Corte di Cassazione che ieri ha confermato in via definitiva la condanna all’ergastolo al muratore di Mapello per l’omicidio di Yara Gambrisario.

Il legale si trova ancora a Roma e non ha ancora avuto modo di parlare faccia a faccia con il proprio assistito, detenuto dal giugno 2014 nel carcere di Bergamo. Resta tutta l’amarezza per il no della Suprema Corte alla richiesta della “super perizia”, respinta in tutti i gradi di giudizio, ma ritenuta dalla difesa decisiva per sciogliere ogni dubbio sulla prova principale: le tracce di dna di Bossetti (il profilo genetico inizialmente soprannominato dagli investigatori “Ignoto 1”) estrapolate da slip e leggins della 13enne di Brembate di Sopra, scomparsa la sera del 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi più tardi, il 26 febbraio 2011, nel campo di Chignolo d’Isola. Una prova da sempre contestata dalla difesa perchè quella traccia genetica, accanto a dna nucleare attribuito al muratore di Mapello, presentava anche dna mitocondriale rimasto ignoto. “Non si è voluto sciogliere questo dubbio – spiega ancora Salvagni – Ieri abbiamo sentito ancora una volta il pg della Cassazione magnificare il lavoro dei Ris di Parma che sono bravi, i primi della classe e perciò il loro lavoro non si può mettere in dubbio. Ha vinto il sistema”.