Csm, è ancora impasse sul nome del nuovo vicepresidente

E giovedì 27 si sceglie il numero due di Palazzo dei Marescialli

SET 20, 2018 -

Roma, 20 set. (askanews) – C’è ancora una fitta nebbia intorno a Palazzo dei Marescialli, dove il 27 settembre prossimo sarà scelto il nuovo vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura che prenderà il testimone, dopo quattro anni di consiliatura, da Giovanni Legnini. All’orizzonte, sembra difficile trovare, in una settimana, un candidato, tra i consiglieri eletti dal Parlamento, che raccolga un ampio consenso in plenum.

La partita per la vicepresidenza del Csm si inserisce in uno scacchiere più ampio di nomine che va dalla presidenza della Rai, alle direzioni dei Tg di viale Mazzini, dalle partecipate alle Authority. E in un puzzle così complicato anche le correnti delle toghe fanno fatica a trovare la quadratura del cerchio su un nome di garanzia.

Quel che è certo è che il 25 settembre prossimo il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura si insedierà con la cerimonia del giuramento al Quirinale davanti del capo dello Stato e numero uno del Csm, Sergio Mattarella.

Il Movimento 5 Stelle, che ha portato a piazza Indipendenza tre laici, non ha ancora dato un’indicazione su un nome, lasciando, per il momento, aperte tutte le ipotesi. Sono quindi in lizza i più votati sulla piattaforma Rousseau, Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti, tutti e tre docenti universitari di diritto. Se dal M5S dovesse arrivare un segnale univoco, su quel nome allora potrebbero convergere anche i 4 voti di Area e i 2 di A&I la corrente di Piercamillo Davigo che ha più riprese ha chiesto un “vicepresidente lontano dalla politica”.

Tra i nomi circolati in queste settimane c’è anche quello del deputato del Pd Davide Ermini, fedele renziano, che potrebbe contare sui voti dei due laici di Forza Italia, dei cinque togati di MI, l’ex corrente di Cosimo Maria Ferri, attuale parlamentare Pd e su qualche altro voto sparso. Ma in corsa per la poltrona di Legnini c’è anche Alessio Lanzi, professore di diritto penale dell’economia alla Bicocca e avvocato, in quota FI, che potrebbe puntare ad una diversa convergenza dei voti di MI e Area.

Fuori dai giochi per la vicepresidenza i due laici in quota Lega, Stefano Cavanna ed Emanuele Basile, dopo le dichiarazioni del ministro degli Interni, Matteo Salvini, e del sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, contro i magistrati.

Intanto, mentre si susseguono incontri e riunioni tra i nuovi inquilini di Palazzo dei Marescialli, togati e laici, alla ricerca di un candidato unico, resta sempre aperta l’incognita del voto dei cinque consiglieri di Unicost.

All’elezione del vicepresidente prenderanno parte i sedici consiglieri provenienti dalla magistratura, gli otto laici e i due componenti di diritto, il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione. Nelle prime due votazioni servirà la maggioranza assoluta con 14 voti, poi si passerà alla maggioranza semplice, ma rischiando, in quest’ultimo caso, di iniziare la consiliatura con il piede sbagliato.