Mafia, Antoci: spero in pentito per riaprire indagini attentato

Dda Messina ha archiviato l'inchiesta sull'agguato di 2 anni fa

SET 11, 2018 -

Palermo, 11 set. (askanews) – “A più di due anni dal vile attentato che ha colpito me e la mia scorta oggi, dall’inchiesta chiusa dalla magistratura, la sola cosa certa venuta fuori dalle indagini è che quel commando in tuta mimetica, che assaltò la Thesis sulla quale viaggiavamo quella sera, aveva il chiaro obbiettivo di uccidere colpendo prima la ruota posteriore sinistra dell’auto blindata e successivamente, dandole fuoco con le molotov ritrovate, costringerci a scendere per essere giustiziati e solo grazie all’arrivo del vice Questore Manganaro siamo riusciti a salvarci”. Lo ha affermato Giuseppe Antoci ex Presidente del Parco dei Nebrodi, commentando l’archiviazione dell’inchiesta della DDA di Messina.

“Adesso speriamo vivamente in un collaboratore di giustizia che possa fare luce ed aiutare la magistratura a riaprire le indagine come è spesso accaduto nella storia degli attentati compiuti in Sicilia – continua Antoci – ho il desiderio di vedere alla sbarra chi, quella notte, ci aspettava per ucciderci ma anche chi, in questi anni, ha tentato di depistare ed infangare. Per questi ultimi nei prossimi giorni arriveranno certamente i primi rinvii a giudizio”.

Sono tante le famiglie mafiose che hanno ottenuto in questi anni contributi europei nonostante molti dei loro esponenti si trovassero in carcere o fossero già condannati. Questo perché fino all’impegno di Antoci e alla creazione del Protocollo di Legalità, oggi legge dello Stato, non esisteva alcun controllo sia nell’assegnazione che nell’erogazione di questi fondi: era un business rapido e senza rischi. Per gestire un traffico di droga, per esempio, i tempi sono lunghi, il giro è internazionale e si rischiano pene altissime. Invece sui Fondi Europei per l’Agricoltura il guadagno era altissimo, si faceva in fretta, il rischio era bassissimo come le pene se fossero stati incriminati.

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