Abusi, il Papa scrive alla Chiesa: abbiamo abbandonato i piccoli

Francesco diagnostica il clericalismo come l'origine del problema

AGO 20, 2018 -

Città del Vaticano, 20 ago. (askanews) – Con una lettera al “popolo di Dio”, ossia a tutta la Chiesa, il Papa denuncia gli abusi sessuali nella Chiesa, invita tutti al digiuno e alla preghiera in segno di pentimento, ammette che il dolore delle vittime “per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere”. Francesco sottolinea “la dimensione e la grandezza” del problema e diagnostica il “clericalismo” come origine degli “abusi sessuali, di potere e di coscienza”. Da qui la necessità che per la Chiesa tutta di una “conversione”.

Francesco firma la lettera oggi a valle dello scandalo che sta scuotendo la Chiesa cilena, a pochi giorni dall’esplodere di una nuova ondata di scandali negli Stati Uniti e alla vigilia dal viaggio in Irlanda (25-26 agosto), paese che sin dal 2004 si è dovuto confrontare con lo scandalo della pedofilia del clero.

“Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli”, scrive Jorge Mario Bergoglio che cita le parole scelte dall’allora cardinale Joseph Ratzinger quando, alla Via crucis del 2005, pochi giorni prima che morisse Giovanni Paolo II ed egli venisse eletto al soglio pontificio col nome di Benedetto XVI, denunciò la “sporcizia” che c’è nella Chiesa, “e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente” a Dio.

Nella missiva il Papa si dice consapevole “dello sforzo e del lavoro” già compiuto per proteggere i minori, “come pure della diffusione della ‘tolleranza zero’ e dei modi di rendere conto da parte di tutti coloro che compiono o coprono questi delitti”, ma sottolinea che “abbiamo tardato ad applicare queste azioni e sanzioni così necessarie, ma sono fiducioso che esse aiuteranno a garantire una maggiore cultura della protezione nel presente e nel futuro” e, soprattutto, denuncia il fatto che il lamento delle vittime “per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere”.

Nella lettera alla Chiesa tutta, Francesco sottolinea la dimensione del fenomeno, sia quando parla di abusi commessi “da un numero notevole di chierici e persone consacrate”, sia quando evidenzia che “la dimensione e la grandezza degli avvenimenti esige di farsi carico di questo fatto in maniera globale e comunitaria”.

Il Papa, che nelle scorse settimane ha scritto una lettera ai fedeli irlandesi, diagnostica il problema di fondo in “un modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa – molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza – quale è il clericalismo”: il clericalismo, “favorito sia dagli stessi sacerdoti sia dai laici, genera una scissione nel corpo ecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo”.

Da qui la necessità di una “conversione” collettiva, perché, spiega, “l’unico modo che abbiamo per rispondere a questo male che si è preso tante vite è viverlo come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti come Popolo di Dio”. Francesco, per questo, invita “tutto il santo Popolo fedele di Dio all’esercizio penitenziale della preghiera e del digiuno secondo il comando del Signore, che risveglia la nostra coscienza, la nostra solidarietà e il nostro impegno per una cultura della protezione e del ‘mai più’ verso ogni tipo e forma di abuso”.

Ska