Mafia, Di Matteo: adesso servirebbe un pentito di Stato

"Avvertito un silenzio assordante da chi ci doveva difendere"

APR 22, 2018 -

Roma, 22 apr. (askanews) – “Adesso ci vorrebbe un pentito di Stato, un qualcuno che faccia chiarezza rispetto a quanto avvenuto”. Lo ha detto il pm della Dna Nino Di Matteo, in merito alla sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, rispondendo alle domande di Lucia Annunziata nel corso della trasmissione “1/2 ora in piu'”, in onda su Raitre. “Restano spunti di riflessione per ulteriori approfondimenti – ha spiegato ancora il magistrato – Come quello del fallito attentato all’Olimpico del 23 gennaio ’93”.

Il pubblico ministero poco prima aveva sottolineato: “Ho sempre creduto nella doverosità di questo processo, qualunque esito avesse avuto. Ho la consapevolezza di aver fatto il mio dovere. La sentenza emessa da una corte qualificata che in cinque anni ha dato spazio a tutte le prove dell’accusa e della difesa, non ci ha colto di sorpresa”. Rispetto alla trattativa in sè ha aggiunto: “E’ stato messo un punto fermo con la sentenza. E’ stato sancito che mentre la mafia, tra il ’92 e il ’93, faceva sette stragi c’era chi all’interno dello Stato trattava con vertici di ‘Cosa nostra’ e trasmetteva ai governi le sue richieste per far cessare la strategia stragista”.

Insomma “è un punto importante che può costituire un input per la riapertura anche delle indagini sulle stragi che probabilmente non furono opera solo di uomini di ‘Cosa nostra’”. Inoltre “quello che mi ha fatto più male è che rispetto alle accuse di usare strumentalmente il lavoro abbiamo avvertito un silenzio assordante da chi ci doveva difendere. A partire dall’Anm e il Csm”.