Coldiretti Veneto: bene candidatura Transumanza patrimonio Unesco

Ora corridoi verdi per greggi e pastori

MAR 27, 2018 -

Roma, 27 mar. (askanews) – “Ci piace pensare che questa candidatura porti la pace tra amministrazioni pubbliche e i pastori che scendono a valle perpetuando una pratica che si perde nella notte dei tempi”. E’ questo il commento di Coldiretti Veneto che pur notando l’assenza tra le regioni citate nel rapporto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali applaude all’iniziativa di sostenere “la transumanza” come patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco.

La pastorizia è un’attività che sta riscoprendo l’interesse dei giovani, in particolare delle donne che non badando alla fatica guidano le greggi alla ricerca di prati nei periodi stagionali adatti. Una professione che annovera la presenza femminile anche tra le tante malghe di alta montagna: dopo una laurea o il diploma le under 30 mungono in stalla, portano al pascolo i capi senza temere il freddo ma godendo di un lavoro a cielo aperto, a contatto con la natura e soprattutto sviluppando un rapporto con gli animali di assoluto rispetto. I percorsi storici in Veneto interessano le province di Vicenza e Belluno con provenienze in pianura dall’Altopiano di Asiago o da Agordo, in alcuni casi di tratta di eventi di richiamo turistico oltre che di manifestazioni popolari.

I tragitti tramandati da generazioni sono ormai diventate “tappe motorizzate”: la cementificazione del territorio, unita alla burocrazia impediscono il transito degli animali che devono comunque nutrirsi. Per questo creare dei veri e propri “corridoi verdi” potrebbe essere un sostegno per un settore antico che resiste alla modernità ed è foriero di innovazione e di nuova occupazione. “Sono circa un centinaio i pastori di nuova generazione che compiono lunghe o brevi traversate di terra – stima Coldiretti – tutelano un patrimonio zootecnico di oltre 55 mila pecore e quasi 17 mila capre, per un totale di poco meno di 72 mila capi: una frazione inferiore all’uno per cento del totale italiano (oltre 9 milioni di capi), ma non per questo non meritevole di attenzione.