Torino, migrante respinta, medico: moderato ottimismo per neonato

Diverse equipe hanno lavorato senza guardare a provenienza paziente

MAR 24, 2018 -

Torino, 24 mar. (askanews) – “Siamo cautamente ottimisti, dopo la fase critica il bambino sta gradualmente diventando autonomo e potrà avere una buona qualità di vita futura”. Così Enrico Bertino, direttore del reparto di Neonatologia universitaria dell’ospedale Sant’Anna di Torino, a proposito del piccolo nato da una giovane donna nigeriana, che purtroppo non ce l’ha fatta, dopo essere stata respinta in Italia al confine con la Francia.

Israel, questo il nome del bimbo, è nato a 29 settimane il 15 marzo all’ospedale Sant’Anna di Torino, dove la mamma era stata ricoverata qualche settimana prima in condizioni disperate. “La mamma è arrivata da noi con un linfoma in fase terminale. Grazie al lavoro di diverse equipe, della professoressa Todros e Masuelli, ma anche gli ematologi del professor Vitolo e la rianimazione del prof. Gallo, siamo riusciti a far nascere il bambino con un parto cesareo programmato al momento giusto in modo che il piccolo avesse la possibilità di potercela fare” ha spiegato il professor Bertino. Israel alla nascita pesava appena 700 grammi.

Da quando è nato suo padre “non lo ha lasciato e viene tutti i giorni in ospedale”, dove il piccolo dovrà ancora trascorrere almeno due mesi, ha riferito Bertino.

“La mamma che ora non c’è più sapeva di essere grave ed è stata cosciente quasi fino alla fine. In questa triste vicenda, la vera novità è stata la collaborazione tra specialisti diversi per raggiungere un risultato e far sì che una piccola vita sopravvivesse” ha aggiunto il professor Bertino, che ha sottolineato anche un pizzico di orgoglio italiano in questa vicenda: “Bisognerà appurare cosa è successo in Francia, non voglio dare giudizi, quello che posso dire è che dalla parte italiana la nostra sanità ha gestito in modo integrato con tempismo e competenza una situazione molto speciale, anche con grande solidarietà e senza guardare al colore della pelle e alla provenienza dei nostri pazienti” ha concluso.