Vaticano: individualismo e soggettivismo come antiche eresie

Lettera ai vescovi sulla "salvezza" dalla Dottrina della fede

MAR 1, 2018 -

Città del Vaticano, 1 mar. (askanews) – Come le antiche eresie del pelagianesimo e dello gnosticismo, anche oggi ci sono “deviazioni” che riducono la fede cristiana in un caso ad un individualismo che si crede onnipotente e nell’altro caso ad un soggettivismo disincarnato. Lo scrive la congregazione per la Dottrina della fede in una rara lettera “ai vescovi della Chiesa cattolica” con la quale mette in evidenza “nel solco della grande tradizione della fede e con particolare riferimento all’insegnamento di Papa Francesco, alcuni aspetti della salvezza cristiana che possono essere oggi difficili da comprendere a causa delle recenti trasformazioni culturali”.

L’eresia pelagiana, ricorda l’ex Santo Uffizio, guidato da alcuni mesi dal gesuita spagnolo Luis Ladaria Ferrer, si è sviluppata durante il secolo V intorno a Pelagio, e sostiene che “l’uomo, per compiere i comandamenti di Dio ed essere salvato, ha bisogno della grazia solo come un aiuto esterno alla sua libertà (a modo di luce, esempio, forza), ma non come una sanazione e rigenerazione radicale della libertà, senza merito previo, affinché egli possa operare il bene e raggiungere la vita eterna”. Più complesso è il movimento gnostico, sorto nei secoli I e II, “e che conosce forme molto diverse tra di loro. In linea generale gli gnostici credevano che la salvezza si ottiene attraverso una conoscenza esoterica o ‘gnosi’. Tale gnosi rivela allo gnostico la sua vera essenza, vale a dire, una scintilla dello Spirito divino che abita nella sua interiorità, la quale deve essere liberata dal corpo, estraneo alla sua vera umanità”.

E “nei nostri tempi – si legge nella lettera – prolifera un neo-pelagianesimo per cui l’individuo, radicalmente autonomo, pretende di salvare sé stesso, senza riconoscere che egli dipende, nel più profondo del suo essere, da Dio e dagli altri. La salvezza si affida allora alle forze del singolo, oppure a delle strutture puramente umane, incapaci di accogliere la novità dello Spirito di Dio. Un certo neo-gnosticismo, dal canto suo, presenta una salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo. Essa consiste nell’elevarsi ‘con l’intelletto al di là della carne di Gesù verso i misteri della divinità ignota’. Si pretende così di liberare la persona dal corpo e dal cosmo materiale, nei quali non si scoprono più le tracce della mano provvidente del Creatore, ma si vede solo una realtà priva di senso, aliena dall’identità ultima della persona, e manipolabile secondo gli interessi dell’uomo. E’ chiaro, d’altronde, che la comparazione con le eresie pelagiana e gnostica intende solo evocare dei tratti generali comuni, senza entrare in giudizi sull’esatta natura degli antichi errori. Grande è, infatti, la differenza tra il contesto storico odierno secolarizzato e quello dei primi secoli cristiani, in cui queste eresie sono nate. Tuttavia, in quanto lo gnosticismo e il pelagianesimo rappresentano pericoli perenni di fraintendimento della fede biblica, è possibile trovare una certa familiarità con i movimenti odierni appena descritti”.

(segue)