L’esperto: alternative a sigarette riducono rischio ma non aiutano a smettere

Fedele (La Sapienza): se non possiamo vincere partita, pareggiamo

FEB 8, 2018 -

Roma, 8 feb. (askanews) – “Abbiamo tantissime persone che non smettono di fumare perchè vogliono continuare a fumare, per loro le alternative alle sigarette possono essere una opportunità nell’ottica di riduzione del rischio”. Lo spiega ad Askanews Francesco Fedele, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare alla Sapienza, commentando il report pubblicato dall’Agenzia della Salute britannica che individa le e-cig e i prodotti a tabacco riscaldato come strumento per smettere col vizio del fumo evidenziandone la minore pericolosità rispetto alle sigarette.

“Laddove non possiamo vincere la partita è meglio pareggiarla anzichè perderla”, spiega Fedele, che sottolinea come “la possibiltà che ci siano delle forme alternative di assunzione di tabacco non col fumo, eliminando dunque tutti i prodotti della combustione, può aiutare nel senso della riduzione dei fattori di rischio cardiovascolari”. Ma, “non è questa la via giusta. Non si pensi che servono a smettere. Serve però una modulazione del rischio: in biologia esiste un continuum. Dal bianco al nero si passa per una miriade di sfumature. Così anche nel fumo si può introdurre il concetto di riduzione del rischio. In quelli però che non vogliono assolutamente smettere di fumare”. Per questo tipo di studi, comunque, avverte, “servono ben altri numeri, anche se è importante proseguire. Poi se andremo a verificare che addirittura usando questi strumenti si riesce a smettere di fumare… ma mi sembra un’utopia, anche perchè non curano l’assuefazione da nicotina”. Riduzione del rischio anche perchè non essendoci combustione “non ci sono tutti quei derivati cancerogeni, l’effetto negativo dell’ossido di carbonio, compreso il catrame”. Ma attenzione: “Non è questa la via perchè ci sarà la possibilità che si dica che questi dispositivi, proprio perchè percepiti meno dannosi, facciano avvicinare al fumo anche i giovani che magari non l’avrebbero fatto. Insomma, l’anticamera del fumo vero”.

“Dunque, facciamo chiarezza: l’indicazione – conclude – è la riduzione del rischio. Questo è il messaggio: noi combattiamo con la realtà di chi non vuole smettere. Chi non vuole abbandonare il fumo non lo fa neanche se ha avuto un infarto. Se ho una modalità per rendere il tutto meno dannoso, già ho fatto un passo importante”.