Roma, 18 gen. (askanews) â Risultati positivi arrivano dalla sperimentazione su cellule dellâimpiego in protonterapia del boro. La sperimentazione, condotta da un team internazionale di ricercatori dei Laboratori Nazionali del Sud (LNS) dellâINFN di Catania, dallâIstituto ELI-Beamlines di Praga (Repubblica Ceca), dalla Sezione INFN di Napoli, dal Centro Nazionale TIFPA dellâINFN di Trento, sembra dimostrare, per la prima volta, â si legge sul sito dellâIstituto nazionale di fisica nucleare â che la reazione di fusione tra protone e boro 11 (p+11B) può essere efficacemente realizzata in cellule tumorali, e potenzialmente adoperata nella cura dei tumori con fasci di protoni (protonterapia), per aumentare lâefficacia biologica dei âproiettiliâ (i protoni) utilizzati per bombardare e distruggere le cellule tumorali.
âLa misura di questo effetto ha un valore clinico e scientifico e potrebbe consentire lâampliamento delle attuali metodiche adroterapiche, anche con unâimportate ricaduta socialeâ, sottolinea Pablo Cirrone, ricercatore dei Laboratori Nazionali del Sud dellâINFN che ha guidato lo studio pubblicato su âNatureâ. âIl risultato è maturato nellâambito di una stretta collaborazione internazionale con lâIstituto ELI-Beamlines di Praga, un partner scientifico con cui da anni collaboriamo nel settore delle applicazioni mediche di fasci di particelle accelerateâ.
La metodica sperimentata, che è stata chiamata PBCT (Proton Boron Capture Therapy), prevede che molecole contenenti nuclei di 11B siano somministrate allâinterno della massa tumorale, che viene poi bombardata con un fascio di protoni. I protoni interagiscono quindi con i nuclei di 11B producendo, con una probabilitĂ molto elevata, tre particelle alfa di bassa energia (circa 4 MeV). Le particelle alfa cosĂŹ emesse, arrestandosi immediatamente, rilasciano tutta la loro energia allâinterno della singola cellula causando un enorme danno biologico, che va a sommarsi a quello giĂ prodotto dai protoni incidenti. La presenza della sostanza contenente i nuclei di 11B assorbita dalle cellule tumorali ha mostrato un incremento del 20% nellâefficacia biologica della mortalitĂ cellulare. La ricerca si basa sullâirraggiamento di varie cellule tumorali in diverse condizioni nel corso dei due anni di intensa attivitĂ sperimentale che si è svolta ai Laboratori Nazionali del Sud dellâINFN.
âLa fusione protone-boro è un argomento che a Praga da parecchi anni stiamo studiando sperimentalmente utilizzando acceleratori laserâ, spiega Daniele Margarone ricercatore dellâELI-Beamlines di Praga. âLa collaborazione scientifica con lâINFN ha permesso di avvicinarci al campo clinico, fortemente consolidato ai LNS di Catania, grazie allâutilizzo di acceleratori convenzionali: questa sinergia ha consentito di raggiungere lâinteressante risultatoâ, conclude Margarone.
Lâapproccio proposto â conclude lâInfn â permetterebbe di associare alle giĂ notevoli e uniche caratteristiche balistiche tipiche di un trattamento di protonterapia maggiori effetti, in termini radiobiologici, dellâirraggiamento, e quindi potenzialmente di trattare anche tumori estremamente radioresistenti, come i gliomi e i tumori pancreatici, con una maggiore efficacia dei soli protoni.