“Non ci sono culture superiori” (Papa Francesco con i nativi Mapuche)

Messa nella città cilena di Tamuco

GEN 17, 2018 -

Roma, 17 gen. (askanews) – “Dobbiamo lasciare da parte la logica di credere che ci siano culture superiori o inferiori”: lo ha detto il Papa nella messa “per il progresso dei popoli” a Temuco, sud del Cile, celebrata con numerosi fedeli che appartengono alla popolazione Mapuche, vittima di espropri, persecuzioni e discriminazioni sin dall’epoca Inca.

“Una delle principali tentazioni da affrontare è quella di confondere unità con uniformità”, ha detto il Pontefice argentino. “Gesù non chiede a suo Padre che tutti siano uguali, identici; perché l’unità non nasce né nascerà dal neutralizzare o mettere a tacere le differenze. L’unità non è un simulacro né di integrazione forzata né di emarginazione armonizzatrice. La ricchezza di una terra nasce proprio dal fatto che ogni componente sappia condividere la propria sapienza con le altre.

Non è e non sarà un’uniformità asfissiante che nasce normalmente dal predominio e dalla forza del più forte, e nemmeno una separazione che non riconosca la bontà degli altri. L’unità domandata e offerta da Gesù riconosce ciò che ogni popolo, ogni cultura è invitata ad apportare a questa terra benedetta. L’unità è una diversità riconciliata perché non tollera che in suo nome si legittimino le ingiustizie personali o comunitarie. Abbiamo bisogno della ricchezza che ogni popolo può offrire, e dobbiamo lasciare da parte la logica di credere che ci siano culture superiori o inferiori”.

“Un bel chamal (manto) richiede tessitori che conoscano l’arte di armonizzare i diversi materiali e colori; che sappiano dare tempo ad ogni cosa e ad ogni fase. Potrà essere imitato in modo industriale, ma tutti riconosceremo che è un indumento confezionato sinteticamente. L’arte dell’unità esige e richiede autentici artigiani che sappiano armonizzare le differenze nei ‘laboratori’ dei villaggi, delle strade, delle piazze e dei paesaggi”.

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