In 3 anni 261 roghi in impianti di rifiuti: 20% dolo, 47% al Nord

Ecomafie: "Fenomeno nazionale, attività giudiziaria non incisiva"

GEN 17, 2018 -

Roma, 17 gen. (askanews) – Secondo i dati forniti da Arpa e Procure, negli ultimi tre anni (2014-agosto 2017) sono stati 261 gli incendi in tutta Italia in impianti di trattamento e discariche dei rifiuti. Circa il 20%, uno su cinque, ha presentato “elementi concreti che fanno riferimento a ipotesi dolose”. Dei 261 roghi, quelli in discariche sono stati meno del 10%, il resto in impianti di trattamento o gestione; la maggiorparte (124 casi, il 47,5%) è avvenuta al Nord Italia, poi al Sud (62, 23,7%), al Centro (43, 16,5%) e sulle Isole (32, 12,3%). Numeri della Commissione bicamerale Ecomafie, che ha presentato la relazione finale sul fenomeno degli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti.

Il trend paradossalmente è in crescita da quando, per contrastare l’emergenza nella “Terra dei fuochi” (i roghi tra Napoli e Caserta sono comunque in calo), nel 2014 il Parlamento varò la legge che punisce con la reclusione tra l’altro proprio la combustione illecita dei rifiuti. Inoltre va tenuta in conto una “cifra oscura” di episodi avvenuti ma non conosciuti: a volte non sono stati segnalati come notizie di reato alle Procure da vigili del fuoco e Arpa (“almeno un terzo dei casi”); in altri casi sono eventi dovuti a una “gestione domestica” da parte delle aziende.

La prevalenza di incendi al Nord, scrive la Commissione, “al di là del diffuso ‘sovraccarico’ degli impianti, conferma indirettamente, quantomeno l’inversione del flusso dei rifiuti rispetto a storiche emergenze che hanno in passato colpito le regioni meridionali. Alla maggiore concentrazione degli impianti di recupero e di smaltimento rifiuti al Nord contribuisce una logica preferenza per la vicinanza alla domanda, conseguente alla maggiore presenza di impianti industriali e alla maggiore urbanizzazione del territorio rispetto al Centro-Sud e alle Isole”.

Le cause dell’aumento degli ultimi anni individuate dalla Ecomafie sono varie: fragilità degli impianti (spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo); sovraccarico generato da controlli rarefatti sulla gestione; mutate congiungure nazionali e soprattutto internazionali (la Cina soprattutto che ha bloccato l’importazione di rifiuti plastici) che hanno determinato un sovraccarico di materiale non gestibile che ha dato luogo a incendi dolosi “liberatori”. In ogni caso si tratta di una criticità che non trova un argine nella risposta dell’attività giudiziaria, che risulta “limitata”, “non omogenea” e “non particolarmente incisiva negli esiti”.(Segue)