Papa: paura che migranti rubino qualcosa. Ma risposta è l’incontro

Messa a San Pietro per Giornata mondiale migranti e rifugiati

GEN 14, 2018 -

Città del Vaticano, 14 gen. (askanews) – Contro la paura che i migranti e i rifugiati ci “rubino” qualcosa la risposta è quella dell’incontro e non dell’ “alzare barriere per difenderci”. A ribadirlo è Papa Francesco che ha voluto celebrare stamane nella Basilica di San Pietro la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato con una messa alla quale hanno partecipato, tra i fedeli, i rappresentanti di 49 Paesi che, con i migranti e i rifugiati, hanno esposto le loro bandiere nazionali. In basilica anche una settantina di rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede e l’Italia. Nel corso dell’omelia, Papa Francesco ha ribadito che “ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca”. “Nel mondo di oggi, per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti. Significa pure – ha aggiunto il Pontefice – comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro”. Mentre per le comunità locali, il trinomio: accogliere, conoscere e riconoscere significa “aprirsi alla ricchezza della diversità senza preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi arrivati, così come la loro vulnerabilità e i loro timori”. Ma il vero incontro con l’altro, è tornato a proporre Francesco, “non si ferma all’accoglienza” ma deve impegnare tutti in altre tre azioni già evidenziate da lui nel Messaggio per questa Giornata: “proteggere, promuovere e integrare”.

Papa Francesco non si è nascosto poi che “non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze. E così spesso – ha però notato – rinunciamo all’incontro con l’altro e alziamo barriere per difenderci. Le comunità locali, a volte, hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l’ordine costituito, ‘rubino’ qualcosa di quanto si è faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno delle paure: temono il confronto, il giudizio, la discriminazione, il fallimento”. Tutte paure “legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non è un peccato. Il peccato – ha concluso Francesco – è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l’odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo, che di fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore”.