Regeni, Pm Roma: sentire studenti Cambridge inviati al Cairo

Chiesto nuovo incontro con tutor. "Lui non era una spia"

NOV 2, 2017 -

Roma, 2 nov. (askanews) – Qualcuno a Cambridge forse ha fatto un percorso simile a quello di Giulio Regeni, ma è riuscito ad uscire vivo dal Cairo e dall’Egitto. E’ questo il sospetto che anima gli inquirenti della Procura di Roma che nelle scorse settimane hanno firmato un Oei-Ordine europeo di investigazione alle autorità inglesi ed ora attendono risposta per una possibile nuova, sarebbe la terza, trasferta a Cambridge. I magistrati ritengono che altri studenti e ricercatori potrebbero aver compiuto gli stessi studi sull’area del dissenso nel paese nordafricano. E quindi ci sarebbero tracce non ancora esplorate del tutto nella vicenda che ha portato il 3 febbraio 2016 a rapire, torturare ed uccidere Giulio Regeni.

Il pm Sergio Colaiocco d’intesa con il procuratore capo Gisueppe Pignatone chiede di ascoltare nuovamente la professoressa Maha Abdel Raman, la docente di Cambridge che seguiva come tutor Giulio nel suo dottorato. Nelle 30 pagine di rogatoria si sottolinea in più punti il ruolo svolto dallo storico ateneo britannico. Per questo si ritiene corretto di identificare tutti gli studenti, e quindi ascoltarli in presenza di un nostro magistrato o di ufficiali del Ros. L’obiettivo è comprendere se la vicenda di Giulio ha seguito un solco a cui hanno partecipato anche altri studenti, sotto il controllo della professoressa.

Il percorso di ricerca, dallo sviluppo economico del Cairo fino all’attività del sindacato indipendente egiziano, potrebbe esser stato deviato da qualcuno. Ed è la terza volta che i magistrati italiani provano a dipanare la matassa agiziana passando dall’Inghilterra. La rogatoria di cui oggi riferisce Repubblica in apertura del giornale è stata inviata il 9 ottobre ed è arrivata alle autorità britanniche il 23 dello stesso mese. Ora da Oltremanica hanno tempo 90 giorni per dare una risposta. Sinora, comunque, la docente Abdel Rahman non ha detto nulla o quasi. La collaborazione con le autorità inglesi va bene – si aggiunge – ma i soggetti coinvolti restano silenti.

Nell’ultima ed unica nota scritta mandata dalla prof. si ammise solo un incontro fugace, di pochi minuti, con Giulio, avvenuto forse al Cairo la mattina 7 gennaio del 2016. Nei mesi successivi altra rogatoria ha permesso di chiarire in modo incontrovertibile che le finanze di Regeni erano quelle di un qualsiasi studente e non già di uno 007 che viveva nel lusso. I documenti di Oxford Analytica hanno accertato ogni passaggio. I conti correnti di Giulio non riportano versamenti in qualche mnodo sospetti. I rapporti con la Fondazione Antipode sono al minimo.

Per tutti questi elementi di fatto che i pubblici ministeri restano convinti che Regeni svolgesse in Egitto solo un’attività di studio e ricerca. Giammai – si aggiunge – può esser considerato una spia al servizio di questa o quella struttura di intelligence. Potrebbe esser stato usato in modo inconsapevole? Dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011 i sindacati con cui parlava Giulio furono messi ai margini. I dieci report di Giulio, quelli che consegnò ai suoi referenti, parlavano di questo? E’ possibile che la copia trovata nel pc del ragazzo possa essere stata cambiata? C’è un elemento di certezza?

Resta che dopo 18 giorni prima di essere sequestrato, Giulio ha trasmesso i report. Quel 7 gennaio poi Abdallah registra Regeni di nascosto. Quelle conversazioni e immagini avrebbero dovuto accreditare una bugia utile per mettere in dubbio Giulio. I pm da piazzale Clodio definiscono ora: “E’ pacifico come non vi sia nessun elemento che autorizzi a ritenere che Giulio Regeni avesse altri interessi lavorativi o attività nel Regno Unito che non fossero la sua attività di ricerca”.