Ogni anno oltre 4.000 persone colpite da infezioni chirurgiche

Ortopedici in prima linea per ridurre complicanze post-intervento

OTT 21, 2017 -

Roma, 21 ott. (askanews) – A fronte degli oltre 160mila interventi di protesi e revisione di anca, ginocchio, spalla, caviglie e gomito eseguiti ogni anno in Italia, più di quattromila pazienti devono fare i conti con le infezioni chirurgiche. Ciò determina un costo a carico del Sistema sanitario nazionale che ammonta a poco più di 200 milioni di euro l’anno, cifra che sale di molto considerando anche i casi non diagnosticati e le infezioni dopo chirurgia per trauma. E’ quanto emerge nel corso del 102° Congresso della. Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT), in corso di svolgimento a Palermo, al quale prendono parte oltre 2.500 ortopedici provenienti non solo dall’Italia, ma anche da altri paesi europei.

Ma quali sono le cause principali delle infezioni chirurgiche in ortopedia?. “La presenza di diabete e obesità, così come il fumo e l’eccessivo consumo di alcol – spiega il professor Ernesto Valenti, presidente del Congresso – sono fattori che aumentano il rischio d’infezione. Ovviamente, condizioni generali scadenti e malattie che determinino compromissione del sistema immunitario pongono il paziente in condizioni di particolare rischio”.

A causa di un’infezione molto spesso la frattura non guarisce o la protesi diventa dolorosa e si scolla dall’osso e il malato precipita in uno stato di invalidità accompagnato da gravi problemi psicologici e sociali, che vanno dalla mancata ripresa del lavoro alla necessità di cure prolungate nel tempo, con ripercussioni pesanti sul Servizio Sanitario Nazionale. Il trattamento delle infezioni dopo chirurgia ortopedica, quindi, è uno dei problemi più complessi da risolvere. “Possiamo dire – aggiunge lo specialista – che ogni paziente rappresenta un caso a sé e che le scelte non vanno compiute solo dal chirurgo, ma devono essere il frutto di uno strettissimo rapporto di collaborazione con l’infettivologo.

In ortopedia le infezioni si classificano in acute e croniche. Le prime si manifestano entro poche settimane dall’intervento oppure a distanza di tempo, anche anni, in maniera improvvisa, mentre le seconde sono spesso più difficili da diagnosticare, in quanto manca un esordio acuto ed il quadro clinico può essere confuso con un semplice scollamento della protesi. Bisogna ricordare che, in presenza di una protesi mobilizzata, la prima cosa a cui pensare è che vi sia un’infezione.

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