Costretta a subire violenze e umiliazioni: salvata dalla polizia

Arrestato un 45enne, la stava minacciando di morte con un coltello

OTT 21, 2017 -

Napoli, 21 ott. (askanews) – Non le permetteva di vedere nessuno, le aveva sottratto le chiavi di casa e il telefono cellulare, costringendola a mantenere il silenzio dietro minacce. Una vita fatta di soprusi e di umiliazioni al punto che alla donna non era neanche permesso di sedersi a tavola perché “non ne era all’altezza”, limitandosi soltanto a servire il compagno. E’ la storia di una donna di 40 anni della zona di Porta Capuana a Napoli. Angela (nome di fantasia), deve la sua vita a una telefonata anonima fatta alla polizia.

L’arrivo degli agenti, infatti, ha impedito che il convivente, un pregiudicato 45enne, l’uccidesse perché armato di martello e coltello. La donna, madre di cinque figli (tre femmine e due maschietti più piccoli) di età compresa tra gli otto e i 16 anni, frutto di due matrimoni precedenti, quando ha sentito bussare al campanello i poliziotti, ha aperto uno spiraglio di porta, riferendo loro di andar via perché non era successo nulla, nonostante i segni delle percosse e dei maltrattamenti erano ben visibili sul suo volto e sul suo corpo.

Gli agenti, uditi distintamente i suggerimenti di una voce maschile, sono entrati nell’appartamento, trovando l’uomo che impugnava un grosso coltello da cucina. Inutile il suo tentativo di fuggire in un’altra stanza perché è stato bloccato e disarmato.

Soltanto allora, Angela è scoppiata in lacrime e a una poliziotta ha raccontato la sua storia: persino di aver perso il posto di lavoro in seguito alle percosse ricevute. Il 45enne, oltre a non consentirle di ricorrere a cure mediche, per la frattura del setto nasale che le aveva procurato, le aveva imposto di non uscire da casa per non farsi vedere da nessuno con il volto tumefatto, sottraendole le chiavi dell’appartamento ed il telefono cellulare per due mesi. Le violenze e, soprattutto le percosse, avvenivano sempre innanzi alle tre figlie perché l’uomo riteneva che dovessero assistervi, proprio per essere educate al rispetto e alla sottomissione.

Se solo le ragazze arrivavano tardi a scuola, per Angela erano botte perché non le aveva educate bene e la stessa Angela era convinta che quegli atteggiamenti violenti fossero il frutto di un sentimento di gelosia che il compagno nutriva nei suoi confronti. L’uomo è stato arrestato e condotto in carcere per maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, atti persecutori e lesioni e minacce gravi.

Psc/Int9