Divella e ScaF lanciano contratto filiera su grano duro

Da 7mila quintali e prezzo minimo da 27 euro al quintale

OTT 20, 2017 -

Roma, 20 ott. (askanews) – La società cooperativa agricoltori del Fortore, di San Bartolomeo in Galdo e l’impresa molitoria e pastaria Divella di Rutigliano, secondo produttore italiano di pasta secca, hanno lanciato oggi un contratto di filiera che avrà come obiettivo per la Divella di assicurarsi nella campagna cerealicola 2017/2018 almeno 7000 quintali di grano duro fino di alta qualità, con un tenore minimo di proteine del 15,5% ad un prezzo base corrisposto agli agricoltori di 27 euro al quintale. Durante l’incontro Divella ha anche proposto per la prossima campagna un contratto sul grano tenero di forza, materia prima determinante nelle preparazioni dolciarie.

L’accordo di filiera ha l’ulteriore obiettivo di assicurare un tenore medio delle proteine sul raccolto intorno al 16% e prevede un complesso meccanismo di premialità che può portare il prezzo massimo fino a 36 euro al quintale. Nel quadro dell’accordo la ScaF avrà il ruolo di stoccatore, i suoi soci conferitori forniranno la materia prima una volta raccolta e coltivata secondo un disciplinare di produzione ben preciso, che consentirà di raggiungere gli elevati standard di qualità richiesti.

La Divella nella campagna 2016/2017 aveva già concluso decine di contratti di filiera sul grano duro in tutto il Centro -Sud Italia per 25mila ettari, con un prezzo minimo in collina per 27 euro al quintale e 28 euro in pianura.

Il prezzo del grano duro fino corrisposto agli agricoltori in questo momento “è intorno ai 20 – 21 euro al quintale mentre nella fase di massimo dello scorso agosto i prezzi più elevati all’ingrosso sulla piazza di Foggia hanno toccato i 24 euro – ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda di Rutigliano, Vincenzo Divella – questo perché le scorte di grano duro a livello mondiale e nazionale sono elevate, c’è abbondanza di materia prima di qualità e il nostro Paese è strutturalmente dipendente dall’estero. Ma per difendere il prodotto nazionale possiamo solo cercare di investire sulla qualità, con doppie concimazioni e scegliendo le varietà di grano duro più adatte ai territori, che è l’unica opzione per rendere redditizie oggi le aziende cerealicole nazionali, una qualità che la nostra impresa è disposta a ben remunerare”.