Yara, Corte d’Appello: ragazzina indifesa uccisa vigliaccamente

I giudici di Brescia: da Bossetti "nessun segno di umana pietà"

OTT 16, 2017 -

Brescia, 16 ott. (askanews) – Yara Gambirasio era “un ragazzina giovanissima e indifesa” e fu aggredita “vigliaccamente”, per “motivi sicuramente spregevoli”, da Massimo Bossetti che poi l’ha “lasciata morire in preda a spasmi e inaudite sofferenze in un campo abbandonato e lontano a causa del freddo e delle ferite”. Ecco perchè la Corte d’Assise d’Appello di Brescia ha confermato la condanna all’ergastolo per il carpentiere di Mapello senza concedergli le attenuanti sollecitate dalla difesa. Richiesta che appare ai giudici bresciani “del tutto infondata” proprio alla luce di quegli elementi (come “l’inaudita gravità del fatto, la notevole intensità del dolo, la deprecabile motivazione dell’atto criminoso, la condotta contemporanea e susseguente al reato nonchè il comportamento processuale” dell’imputato) che, sottolineano nelle motivazioni della sentenza, “costituiscono un ostacolo insormontabile al riconoscimento della mitigazione della pena”.

Bossetti non ha infatti mai mostrato “alcun segno di ravvedimento e di umana pietà” per la giovane vittima: “E’ sotto gli occhi di tutti che l’imputato, dopo aver occultato il corpo di Yara in un campo isolato e difficilmente raggiungibile, ha continuato a vivere con assoluta indifferenza rispetto al grave fatto commesso e ha continuato a manifestare, a tre anni dal fatto, interessi sessuali verso tredicenni”. E anche nel corso del processo, il carpentiere di Mapello “ha continuato ostinatamente a negare il fatto (come era, peraltro, suo diritto), assumendo la posizione di chi sfida l’inquirente a provare la sua colpevolezza”.