Yara, Corte Appello: processo non influenzato da circo mediatico

I giudici bresciani: paradossale sì della difesa a tv in aula

OTT 16, 2017 -

Brescia , 16 ott. (askanews) – Il processo d’appello a carico Massimo Bossetti non è stato influenzato dal tam tam mediatico e soprattutto dalle notizie “vere” ma anche “false” che hanno sempre caratterizzato il caso di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa la sera del 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo di Chignolo d’Isola. Lo sottolineano i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia nelle motivazioni della sentenza che, il 17 luglio scorso, ha confermato la condanna all’ergastolo per il carpentiere di Mapello.

“La difesa – scrivono i giudici in un passaggio del provvedimento – si è lamentata del processo e del clamore mediatico che aveva coinvolto la vicenda di Yara. È indubbio, infatti, che il processo per l’omicidio di Yara, oltre a svolgersi nelle aule di giustizia, si è svolto parallelamente sui media, alimentandosi di notizie e false, senza peraltro in alcun modo influenzare la regolarità è la serenità del processo giudiziario”.

Secondo la Corte presieduta da Enrico Fischetti, è “irrilevante” svolgere approfondimenti “su chi abbia alimentato (o contributo ad alimentare) il processo mediatico”. Ma nello stesso tempo, ai giudici bresciani “appare alquanto singolare è paradossale che la difesa e l’imputato, dopo avespecificatamente fatto riferimento alla necessità di ‘chiudere i giornali, spegnere la tv, abbandonare il web ed aprire i codici e la Costituzione’, abbiano dato loro il consenso, unici tra le parti processuali, alla ripresa audio e televisiva del processo di secondo grado, in seguito non autorizzata dalla Corte”.