Demenze, al Policlinico Gemelli “Un sorriso per gli anziani”

Per aiutare i pazienti ad incrinare il muro dello smarrimento

OTT 16, 2017 -

Roma, 16 ott. (askanews) – Un sorriso per incrinare il muro della solitudine, della paura e del disorientamento che l’insorgere di diverse forme di demenza innalza intorno alle persone anziane. Ma a volte, per ‘ingannare’ questo nemico così crudele, basta una canzone, una carezza, un naso rosso, un gioco di prestigio. Basta la magia della comunicazione non verbale – fatta di emozioni, di sentimenti, di parole non dette – per riportare al centro quella persona che la malattia cerca di nascondere, di sfumare, quasi di cancellare. Lo sanno bene i clown con i loro vestiti improbabili, con la malinconia che sanno trasformare in allegria, con la capacità di parlare senza necessariamente usare le parole. E lo sanno bene i medici e gli infermieri, consapevoli dell’importanza di coniugare un approccio clinico e uno più squisitamente umano.

E’ proprio per questo che medici e clown si sono messi in gioco, facendo incontrare e dialogare le proprie rispettive professionalità nel progetto “Un sorriso per gli anziani”, realizzato grazie al contributo non condizionato di MSD Italia, per regalare un sorriso alle persone che vivono quotidianamente a contatto con la demenza (malati e caregiver), ma anche per contribuire ad aumentare il livello di consapevolezza sociale nei confronti di una patologia così importante e che ancora oggi viene spesso sottovalutata. Un progetto che è diventato anche un video dove la forza della terapia del sorriso emerge da ogni piccolo dettaglio e che si può vedere sul sito di Soccorso Clown (www.soccorsoclown.it).

La demenza (di cui l’Alzheimer è la causa più comune – 50-60% di tutti i casi), solo in Italia colpisce 1.241.000 persone e comporta l’alterazione progressiva di alcune funzioni (memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento), interferendo con le normali attività quotidiane e determinando un progressivo deterioramento della personalità e della vita di relazione. Tuttavia, è importante tenere a mente che chi è affetto da demenza è una persona prima di essere un malato. Proprio a partire da questo presupposto, la ‘terapia del sorriso’ è entrata a far parte del ‘protocollo’ di alcuni reparti del Centro di Medicina dell’Invecchiamento (CEMI) del Policlinico Universitario A.Gemelli di Roma, come spiega il geriatra Francesco Landi, Direttore della UOC di Riabilitazione e Medicina Fisica: “Un sorriso può fare molto per i pazienti con Alzheimer o con qualunque altra forma di demenza perché aiuta a rilassarsi, a recuperare quel rapporto umano che spesso la malattia tende a cancellare. La ‘clownterapia’ nasce per i bambini e la sfida con gli anziani è ancora più difficile: perché spesso sono diffidenti, impauriti, disorientati persino meno disposti alla risata. Bisogna saper dosare l’intervento affinché si sentano coinvolti e confortati. Ma è indubbio che la terapia del sorriso è da considerarsi una terapia non farmacologica in grado di alleviare alcuni sintomi. E aiutare il paziente a recuperare dei punti di riferimento, sentirsi ‘vivo’, ‘attivo’. E’ un beneficio sensoriale e uno stimolo positivo. Ovviamente il tutto va saputo dosare: per questo i volontari di ‘Sorrisi Gemelli Onlus’, che sono studenti e specializzandi della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica, sono stati felici di aver avuto l’opportunità di apprendere le tecniche professionali di Soccorso Clown Onlus. Perché non basta mettersi un naso rosso per saper aiutare un paziente”.